Rosatellum, una riforma più attenta ai partiti che alle reali esigenze di elettori e Paese

Rosatellum, una riforma più attenta ai partiti che alle reali esigenze di elettori e Paese
Caro Direttore, i Cinquestelle stanno scendendo in piazza arrabbiati perché il Parlamento ha votato una legge elettorale che di fatto li condanna all'irrilevanza data...

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Caro Direttore,
i Cinquestelle stanno scendendo in piazza arrabbiati perché il Parlamento ha votato una legge elettorale che di fatto li condanna all'irrilevanza data la loro ostinata intenzione di non volersi alleare con le altre forze politiche, a torto o a ragione ritenute furbe, disoneste, corrotte, ecc. Anche Umberto Bossi ai tempi d'oro della Lega faceva un 40/50 per cento al Nord ma zero al Sud. E fu costretto ad allearsi con Silvio Berlusconi. I Cinquestelle saranno anche onesti, ma peccano di ingenuità. Sessant'anni di malcostume hanno fortemente compromesso tutto il sistema politico e reso gli italiani se non complici almeno spettatori passivi di tutto questo. Spero di sbagliarmi, ma l'unica conseguenza di quello che sta accadendo sarà solo un ulteriore calo dei votanti alle prossime elezioni.

Lino Renzetti
San Donà di Piave (Venezia)


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Caro lettore,

pensare di far politica e di governare escludendo, per principio, ogni tipo di alleanza è una contraddizione in termini. Quindi non c'è nulla di anomalo o di antidemocratico in una riforma elettorale che favorisce le intese tra forze politiche diverse. Il vero limite della legge approvata ieri sera mi sembra un altro. Per come è stato congegnato il cosiddetto Rosatellum (nome francamente ridicolo per una riforma) non restituisce agli elettori, com'era invece auspicabile, il diritto di scegliere i propri rappresentanti. Spalanca invece la strada a un Parlamento composto prevalentemente da fedelissimi e portaborse delle segreterie di partito. Persone cioè che solitamente brillano per la loro comprovata fedeltà più che per le loro chiare competenze. Si dirà: ma questa è l'unica riforma su cui, dopo tanto tempo, si è riusciti a trovare una maggioranza in Parlamento in grado di approvarla. Insomma, il migliore dei compromessi possibili, come l'ha definita qualcuno. E l'alternativa a questa legge sarebbe stata non una riforma migliore, ma nessuna riforma. Tutto vero. Tuttavia il problema resta. Ancora una volta il Parlamento ha prodotto una riforma elettorale che risponde più alle esigenze dei partiti che a quelle degli elettori e del Paese. Non è un bel segnale per una democrazia già malata. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino