Perché Carlo Nordio non scrive più per il Gazzettino? Ora ha un compito più urgente: far funzionare la giustizia

Perché Carlo Nordio non scrive più per il Gazzettino? Ora ha un compito più urgente: far funzionare la giustizia
Caro Direttore, le pongo un quesito che interesserà tutti i lettori: ovviamente siamo felicissimi che il giudice Carlo Nordio sia stato nominato meritatamente ministro...

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Caro Direttore,
le pongo un quesito che interesserà tutti i lettori: ovviamente siamo felicissimi che il giudice Carlo Nordio sia stato nominato meritatamente ministro della Giustizia; però mi sorge il dubbio che questo prestigioso incarico non gli permetta più, da un punto di vista etico, di scrivere i suoi interessantissimi editoriali sul Gazzettino. Se così fosse, si potrebbe aggirare l'ostacolo facendolo figurare come una intervista? Non vorrei, dopo Massimo Fini e Roberto Gervaso, perdere anche Carlo Nordio.


Dott. Gianfranco Bertoldi


Caro lettore,


a impedire a Carlo Nordio di continuare a scrivere per il nostro giornale non ci sono solo valutazioni etiche, di opportunità o di potenziale conflitto di interessi di cui Nordio è ovviamente ben consapevole e che ha illustrato da par suo nell'editoriale di commiato ai lettori nel momento in cui si è candidato per il Senato della Repubblica. Credo che Nordio, a cui naturalmente abbiamo fatto e rinnoviamo anche qui i migliori auguri, nel suo nuovo e impegnativo incarico di ministro della Giustizia avrà ben poco tempo per dedicarsi ad altro. Ed è bene e giusto che sia così. Perché per quanto importante e qualificante fosse per il Gazzettino e per i nostri lettori il contributo dei suoi editoriali e dell'appuntamento settimanale di Scatti&Riscatti, il contributo che nella nuova veste Nordio può dare all'intero Paese è senza ombra di dubbio assai più decisivo. Certamente, se ce ne darà l'opportunità, non mancheremo di intervistarlo, ma lo faremo esclusivamente sui temi e sulle scelte che competono il suo incarico di ministro. L'inefficienza del sistema giudiziario è una delle grandi questioni aperte del nostro Paese. Un inaccettabile fattore di ingiustizia e insieme un grande freno alla crescita e alla modernità del Paese. Come ha subito giustamente detto Nordio, nella sue veste di neo ministro, è su questo che occorre come prima cosa intervenire: far funzionare la Giustizia. Nell'interesse di tutti: dei cittadini e di chi opera all'interno del sistema giudiziario. Naturalmente siamo ben consapevoli che ci sono altre questioni aperte su cui anche all'interno della maggioranza che sostiene il nuovo governo, le sensibilità sono particolarmente pronunciate. Pensiamo solo alla separazione delle carriere dei magistrati o alla cosiddetta Legge Severino. Su questi come su altri temi Nordio non ha mai mancato di esprimere con franchezza le proprie opinioni e i propri convincimenti, non sempre allineati al pensiero prevalente all'interno della magistratura. Ma crediamo che lui, meglio e prima di noi, sia consapevole che in questo momento alla giustizia italiana debba applicarsi il principio latino: primum vivere deinde philosophari, cioè prima vivere, ossia far funzionare la macchina giudiziaria, poi dedicarsi alla filosofia, ossia alle riforme più profonde e complesse. Anche perché alcune di queste hanno un carattere fortemente divisivo non solo all'interno della magistratura o più in generale del mondo politico, ma anche dentro la stessa coalizione di centrodestra. E di tutto c'è bisogno in questo momento, fuorché di aprire troppi fronti di conflitto.

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Il Gazzettino