Il vero pericolo non è la procedura d'infrazione, ma la sfida che l'Europa può lanciare con lo spread

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Caro direttore,
mi rivolgo a Lei per un aiuto: ho cercato informazioni, ma le ho trovare poco chiare e contraddittorie, in relazione alla minaccia europea di invio lettere d'infrazione che comporterebbe sanzioni, immagino pecuniarie contro l'Italia. Il che vuol dire che se uno stato sta per affogare, l'Europa nelle sue espressioni comunitarie, è pronta a dargli una spinta per spingere ancora più sotto chi è già in difficoltà. Le chiedo: ma se l'Italia non pagasse detta sanzione, cosa succederebbe? Pignorano i beni erariali? Ci espellono dalla Comunità anche se siamo pagatori per sei miliardi di euro? Oppure c'è dell'altro?

Antonio Alberti
Pieve di Cadore



Caro lettore,

la Ue ha avviato la procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia perchè nel 2018 il nostro Paese non ha rispettato la regola del debito. Secondo i dati dell'Europa, lo scorso anno il debito pubblico italiano anziché diminuire in rapporto al Prodotto interno lordo (il Pil, cioè l'indice di crescita dell'economia), è aumentato passando dal 131,4% al 132,2%. Questo a causa della debole crescita economica (e quindi del rallentamento del Pil) e delle spese determinate da Quota 100 e reddito di cittadinanza. Se di fronte a questi dati il governo italiano non metterà in atto delle contromisure che invertano la dinamica del rapporto debito/Pil, la Commissione europea potrebbe lanciare contro l'Italia una procedura per debito eccessivo. Cosa comporta? In realtà si tratta di un sistema assai complesso e lungo che prevede molti passaggi e verifiche, ben 17, e che si può concludere, nell'ipotesi peggiore, con una multa che può arrivare fino allo 0,5% del nostro Pil a cui si aggiunge lo stop all'accesso ai fondi strutturali Ue. Una stangata in piena regola che si tradurrebbe inevitabilmente in più tasse e spese a carico dei cittadini. Finora nella storia della Ue nessuna procedura d'infrazione è stata mai attivata e dubito che, anche per ragioni politiche (la Commissione attuale è figlia dei vecchi equilibri elettorali europei), avverrà in questo caso con l'Italia. Ma il problema non è solo questo. Perché se l'ipotesi di una multa europea appare lontana, assai più vicini e preoccupanti sono invece le conseguenze di uno scontro finanziario tra Italia ed Europa sui rendimenti dei titoli di Stato ossia sul cosiddetto spread che misura la credibilità finanziaria internazionale di un Paese. Se lo spread salisse a livelli molto elevati, aumentando quindi per l'Italia la spesa di interessi, questo si tradurrebbe in un costo molto salato per tutta la nostra economia. E direi che non ne abbiamo proprio bisogno. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino