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Non più fungicidi ma piccole molecole organiche che possono rappresentarne una valida alternativa sostenibile. È il risultato di una ricerca coordinata dalla Statale di Milano e pubblicata di recente su Trends in Biotechnology, rivista del gruppo Cell. Il lavoro è stato condotto dai gruppi di ricerca di Simona Masiero, docente di Botanica, e di Paolo Pesaresi, docente di Genetica, entrambi del dipartimento di Bioscienze dell'Università degli studi di Milano, in collaborazione con Bruno Mezzetti dell'Università Politecnica delle Marche, Elena Baraldi dell'Università di Bologna e Vincent Bulone dell'University of Adelaide - Australia and Kth Royal Institute of Technology - Svezia.
Inflazione, per clima pazzo +3,3% prezzi verdure: estate si sta chiudendo con +65% eventi estremi
La moderna agricoltura intensiva, si legge in una nota, necessita dell'impiego di grandi quantità di pesticidi per garantire produzioni elevate, ma il loro utilizzo è causa di inquinamento ambientale e di tossicità sia per gli esseri umani che per gli animali: negli ultimi anni, piccoli peptidi e Rna a doppio filamento sono emersi come alternative promettenti ai fungicidi convenzionali grazie alla loro specificità per l'organismo bersaglio (il fungo), alla breve persistenza nell'ambiente e alla capacità di agire a basse concentrazioni, favorendo la transizione verso un sistema agro-alimentare più sostenibile e una maggiore sicurezza per agricoltori e consumatori.
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Il Gazzettino