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Salvini il Buon Samaritano, tutto cuore e accoglienza, preghiere per la pace e io vi salverò, va a prendere i profughi in Ucraina per portarli in Italia ma in quel Paese martoriato non lo fanno entrare - successe la stessa cosa ai parlamentari 5 stelle che in passerella pacifista a suo tempo tentarono invano di entrare a Gaza bombardata - e deve accontentarsi di fermarsi alla frontiera. Dove la sua bontà non viene premiata perché un fotografo italiano gli grida «buffone», un altro gli ricorda una sua frase famosa («Vorrei mezzo Putin al posto di due Mattarella») e lui replica abbacchiato: «Buon lavoro». C'è intanto un tizio che gli urla in inglese «devi condannare Putin», per non dire del sindaco della città polacca in cui si trova il leader leghista.
Lui si chiama Wojciech Bakun, è il borgomastro di Przemysl, a una decina di chilometri dal confine con l'Ucraina, è stato oltretutto eletto con un partito populista di destra ma non sembra gradire la mission impossible (il Capitano diventato Patrono degli oppressi e bombardati dal suo ex idolo Putin) dell'ospite inatteso. Dice a Salvini (che in verità non aveva chiesto d'incontrarlo): «Io non la ricevo. Venga con me al confine a dire che condanna Putin». Salvini resta di sasso, non condanna con nome e cognome il presidente russo - si limita sempre a ribadire: «Questa è una guerra sbagliata» - e vorrebbe obiettare qualcosa ma non fa in tempo. Il sindaco incalza: «Ecco la t-shirt del suo amico Putin», e gli sventola sotto il naso la t-shirt con la scritta «Esercito di Putin» che Matteo indossò anni fa, orgogliosamente, sulla Piazza Rossa.
I convogli
Infatti è in arrivo un pullman allestito dalla Lega per portare 50 ucraini in salvo Italia. E altri convogli del Caroccio buonista stanno per scaricare - e meritevolmente - medicinali e cibo oltre la frontiere polacco-ucraina. Salvini è in versione benedettina: «Faccio mio il motto ora et labora». Ma Renzi dall'Italia lo attacca: «In questa fase serve la politica, non le pagliacciate. Il sindaco polacco glielo ha spiegato in modo ancora più chiaro di quanto glielo dica io». Da sinistra si infierisce così: «Questa di Salvini è una gita fantozziana». Forse lui avrebbe dovuto scegliere, per una volta, il low profile e invece con il suo viaggio spettacolare sta facendo risaltare le sue vecchie posizioni e le sue contraddizioni. Non facendo un buon servizio alla lega e al centrodestra. Che per dovere d'ufficio però lo difende. «Penso che chiunque faccia qualcosa fa bene a fare qualcosa», dice la Meloni. Come sempre più accorta dell'alleato-rivale.
Il Gazzettino