Trattativa con la mafia, il pm Del Bene «Lo Stato non vuole questo processo»

Trattativa con la mafia, il pm Del Bene «Lo Stato non vuole questo processo»
«È un momento difficilissimo, questo processo non è voluto da tutti, specie dai rappresentanti dello Stato». Lo ha detto...

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«È un momento difficilissimo, questo processo non è voluto da tutti, specie dai rappresentanti dello Stato».




Lo ha detto al premio Borsellino il Pm di Palermo Francesco Del Bene, pubblica accusa del processo sulla trattativa Stato-Mafia.



Al termine della cerimonia di premiazione del Borsellino il Pm Francesco del Bene ha chiarito all'Ansa come il termine "Stato" si riferisse ad esponenti della politica nel senso generale della parola, e nello specifico a nessuna carica istituzionale dello stato.




Il documento dei carabinieri che parlava del rischio attentato a Borsellino. Un documento del comandante generale dell'Arma dei carabinieri Antonio Viesti - agli atti del processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia -, indirizzato al Servizio segreto militare il 20 giugno '92, segnalava che dopo Falcone (ucciso il 23 maggio a Capaci) l'obiettivo della mafia sarebbe stato il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Borsellino, che «correrebbe seri pericoli - si legge nel documento pubblicato oggi dal Corriere della Sera - per la sua incolumità a causa delle ultime inchieste sulla mafia trapanese».



La nota ribadisce che anche i politici siciliani Salvo Andò (Psi) e Calogero Mannino (Dc) correvano rischi, come era stato segnalato già dopo l'omicidio di Salvo Lima avvenuto il 12 marzo '92. L'appunto indica anche come possibili vittime della mafia due carabinieri in servizio a Palermo: il capitano Umberto Sinico e il maresciallo Carmelo Canale, che lavorava con Borsellino.



Viesti scriveva che le finalità della mafia erano quelle di «indurre un clima di grave intimidazione nei confronti di politici, per flemmitizzare l'impegno contro la criminalità ed eliminare fisicamente alcuni inquirenti evidenziatisi nella recente, proficua attività di repressione».
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Il Gazzettino