Terremoto, alla Camera anche i sindaci dei comuni colpiti: «Non abbandonateci»

I sindaci del terremoto lanciano un appello alle istituzioni per non essere dimenticati, almeno dopo la prima fase dell'emergenza. L'occasione è quella del secondo...

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I sindaci del terremoto lanciano un appello alle istituzioni per non essere dimenticati, almeno dopo la prima fase dell'emergenza. L'occasione è quella del secondo incontro istituzionale organizzato insieme all'Anci alla Camera, che ha visto un drappello di oltre 600 primi cittadini - quasi tutti con fascia tricolore - occupare gli scranni di Montecitorio. L'angoscia dei territori l'ha espressa il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che ha confessato nel suo intervento di percepire un senso di «abbandono». Pronta la replica della presidente della Camera Boldrini: «noi confermiamo il nostro impegno, non vi lasceremo soli e faremo di tutto per tenere viva l'attenzione generale». D'accordo il titolare del Viminale Angelino Alfano, che ha replicato al sindaco laziale affermando che «le luci dei riflettori del governo non si sono mai spente e non si spegneranno mai».Un concetto ripreso anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti: «Non vi abbandoneremo e condivideremo la sfida e l'impegno per il ritorno alla normalità». La giornata di confronto tra le istituzioni e i municipi ha registrato anche una polemica tutta politica: secondo alcuni parlamentari, ma anche a detta di un importante sindaco di centrodestra, gli interventi sarebbero stati fatti da esponenti del centrosinistra, ad eccezione di Pizzarotti di Parma e del pentastellato di Livorno Filippo Nogarin. «Ho la sensazione che qualcuno ci stia abbandonando, e se fosse così sarebbe grave perché noi non vogliamo essere solo un borgo da cartolina», ha chiarito in Aula il sindaco di Amatrice. «Io la fascia da sindaco la rimetterò soltanto quando avrò la certezza che non sarò abbandonato - ha chiarito - ma sono sicuro che nessuno abbandonerà nessuno perché dimostreremo che non siamo bravi solo in 10 giorni ma in 365». Sulla stessa lunghezza d'onda Aleandro Petrucci, di Arquata del Tronto, per il quale «c'è una differenza tra 10 giorni e 2 mesi. Comprendiamo che ora l'attenzione è tutta rivolta» ai Comuni colpiti dall'ultimo terremoto ma «ci sentiamo leggermente trascurati». Parole accolte da un applauso dei sindaci, subito riprese dalla presidente Boldrini che ha esortato a dare «certezze nei tempi e nelle procedure». L'Italia, ha aggiunto, «ha di fronte a sé scelte impegnative e di lungo periodo. Al primo posto tra la priorità c'è la messa in sicurezza del territorio. È questa - ha sottolineato - la vera grande opera pubblica di cui ha bisogno l'Italia».


A rassicurare i sindaci del cratere ha pensato anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano: Pirozzi di Amatrice «ha posto un problema di visibilità che viene affrontato e risolto senza dubbio e io lo ringrazio anche per l'elemento di fiducia che ha voluto mettere nelle sue parole». Fiducioso il presidente dell'Anci Antonio Decaro, che non ha esitato a ricordare i luoghi del sisma «distrutti e attraversati dall'angoscia, dove vive la storia di tante famiglie, che lì vogliono tornare a stare». Tutta in chiave politica la piccola polemica scoppiata al termine degli interventi dei sindaci. Il capogruppo di FI a Maontecitorio, Renato Brunetta, ha giudicato «grave» l'esclusione dei sindaci «appartenenti all'area politica di centrodestra (Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d'Italia) dalla discussione dei problemi che riguardano i cittadini italiani». Anche Massimiliano Fedriga, capogruppo della Ln, ha puntato il dito su una presunta mancanza di pluralismo: «ci aspettavamo un ravvedimento da parte della presidente della Camera e invece c'è stata solo l'ennesima presa in giro». «Spiace - ha osservato - che la Boldrini, proprio in virtù del suo ruolo istituzionale, invece di essere garante del pluralismo e della democrazia abbia preferito proseguire con un monologo, con un pensiero unico pro domo sua».


Da parte sua Maurizio Gasparri, vicepresidente di FI al Senato, ha puntato il dito su «scelte discriminatorie, che dimostrano che perfino momenti di riflessione e di incontro nelle istituzioni democratiche sono usati per includere alcuni ed escludere altri». Stoccata anche dal sindaco di centrodestra Paolo Perrone: «l'unica nota stonata di questa giornata - ha rimarcato il primo cittadino di Lecce - è stata il fatto che tutti quelli che hanno parlato fossero di centro sinistra, a parte il sindaco di Livorno M5S, Nogarin, e Pizzarotti di Parma».
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Il Gazzettino