Stefania uccisa dal marito, video choc col bimbo. Il nonno: "Era solo un gioco"

Stefania Formicola e Carmine D'Aponte
«In quel video scherziamo con il bambino, io gli dico di sparare al papà, lui dice di sparare a me». Parla Luigi Formicola, padre di Stefania, uccisa dal...

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«In quel video scherziamo con il bambino, io gli dico di sparare al papà, lui dice di sparare a me». Parla Luigi Formicola, padre di Stefania, uccisa dal marito, Carmine D’Aponte, il mese scorso. Formicola è indagato in un procedimento connesso all’omicidio perché, prima di ammazzare Stefania, il muratore andò a denunciare il suocero raccontando che lo aveva minacciato e gli aveva sparato. Una querela di parte che avrebbe probabilmente giaciuto sulla scrivania del pm ancora a lungo se, intanto, la situazione non fosse precipitata nel modo peggiore, vale a dire con la morte di Stefania.


Da quel momento, è emerso uno scenario di maltrattamenti ai danni della giovane mamma da parte del marito, storie che però non sono mai state verbalizzate e che ora raccontano i suoi familiari. La procura di Napoli Nord a partire da domani interrogherà in merito una dozzina di persone, ritenute informate sui fatti. Vicini di casa e amici che verranno chiamati a parlare dei presunti maltrattamenti. Luigi Formicola intanto è stato sottoposto a un lungo interrogatorio. Gli è stato chiesto di spiegare il contenuto di quel video choc che la difesa di D’Aponte, rappresentata dall’avvocato Antonio Verde, ha depositato in procura. Un video in cui, secondo l’uxoricida, si vede il figlio di sei anni puntargli contro la pistola del nonno e il nonno dire al piccolo «spara a papà». Lo stesso video che, invece, secondo la difesa di Formicola, «è solo un gioco in cui al bambino sia il nonno che il papà chiedono di mimare il gesto di “sparare”».

Luigi Formicola, il papà di Stefania, la giovane mamma ammazzata con un colpo di pistola tre settimane fa a Sant’Antimo, è accusato di minacce a carico del genero. La denuncia, sporta il 14 ottobre, una settimana prima del femminicidio, riguarda un episodio che si sarebbe verificato sei giorni prima. E, Formicola, ha raccontato cosa accadde quel pomeriggio, dopo che è stato lo stesso D’Aponte a dare notizia, prima nella denuncia sporta a carico del suocero, poi nei due interrogatori cui è stato sottoposto dopo l’arresto, dei rapporti tesi con la famiglia d’origine della moglie, causa, a suo dire, delle incomprensioni coniugali. Racconta una storia diversa, Formicola. «Quel pomeriggio – ha detto al pm - mia figlia ci chiamò perché Carmine stava spaccando tutto, quando entrammo in casa loro suo marito aveva un martello in mano e stava rompendo i mobili. Fino a quel momento, non sapevo cosa Stefania fosse costretta a subire, quindi rimasi sconvolto».


Formicola è stato ascoltato alla presenza del suo avvocato, Raffaele Chiummariello, dal pm Fabio Sozio. «Quando ho visto che oltre a dare addosso a mia figlia, inveiva anche nei confronti di mia moglie, le ho prese entrambe e siamo andati via». Poi andarono dai carabinieri, alla stazione di San Marcellino, ma non ci fu alcuna denuncia. «Andammo dall’avvocato per avviare le pratiche di separazione», ha riferito Formicola. Nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo di lì a qualche giorno. D’Aponte, invece, passata una settimana andò a denunciare il suocero. Per questo ora Formicola risulta indagato nel procedimento connesso a quello dell’omicidio ed entrambi i fascicoli sono in capo allo stesso sostituto procuratore di Napoli Nord. La fase attuale dell’inchiesta è di vitale importanza per verificare la sussistenza dell’aggravante dei maltrattamenti senza la quale, l’uxoricida, può sperare in una condanna diversa dal massimo della pena.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino