Non alzarsi in aula, come ha fatto il centrodestra, ad applaudire la senatrice a vita Liliana Segre, una donna sopravvissuta alla Shoa è una pagina grave del nostro...
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Preoccupazione, allarme, sensazione di pericolo: ecco il mood vaticano sulla vicenda Segre. Quello della Comunità ebraica romana lo esprime la sua presidente, Ruth Dureghello, e lo fa così: «Sconcerta l'astensione di alcune forze politiche, una scelta che riteniamo sbagliata e pericolosa. E' un momento complicato per gli ebrei in Europa e in questa fase c'è bisogno di unità e non bisogna lasciare adito ad alcuna ambiguità». Per dire il clima, in aula alla Camera, denuncia il Pd, il dem Fiano viene apostrofato «sionista!» dai banchi di destra (FdI respinge ogni responsabilità e annuncia querele).
Ma nel pieno delle polemiche, in cui la sinistra accusa di razzismo chiunque non abbia aderito all'idea della Commissione, M5S dice che Salvini, Meloni e Berlusconi si disimpegnano dalla lotta al razzismo e anche Forza Italia è dilaniata al punto che è dovuto intervenire Berlusconi, si fa largo la proposta Pacifici. Di che cosa si tratta? Della richiesta, da parte di Riccardo Pacifici, esponente di primo piano della Comunità ebraica, di modificare la mozione Segre appena approvata in Senato, affinché possa ottenere il consenso unanime dei partiti. Giorgia Meloni è la prima ad aderire. «Fratelli d'Italia - dice la leader del partito - è pronta a collaborare per l'istituzione di una Commissione che abbia come finalità il reale contrasto a ogni forma di intolleranza e antisemitismo, valori che devono essere patrimonio condiviso di tutti gli italiani e non pretesto di scontro politico».
LA POLVERIERA
Ma lo scontro politico continua eccome. Dentro Forza Italia è la bagarre. Ieri alla sede del partito in Piazza In Lucina i massimi dirigenti, più l'avvocato Ghedini, hanno scritto in collegamento con Berlusconi la nota del Cavaliere in cui si difende l'astensione al Senato: «La sinistra ha istituito un nuovo reato d'opinione e noi da liberali non possiamo accettarlo». Ma soprattutto, Berlusconi è durissimo con Mara Carfagna, pur non nominandola, la quale subito aveva criticato come contrario ai valori del partito il non voto dell'altro giorno su un tema così rilevante. Berlusconi: «Mi aspetto che nel movimento che ho fondato nessuno si permetta di avanzare dubbi sul nostro impegno affianco a Israele e contro l'anti-semitismo. I distinguo avanzati ai soli fini di alimentare sterili polemiche favoriscono chi vorrebbe dipingerci come quello che non siamo e che addirittura ci fa orrore».
Una bordata tremenda alla Carfagna ormai considerata, dal Cavaliere, più fuori che dentro il partito e quasi una sorta di nuova Alfano o peggio. Berlusconi dice ai suoi: «Mara sta facendo come Fini, ora basta». E ancora: «Le discussioni non si fanno a colpi di agenzie di stampa. Se qualcuno invece vuole seguire strade già percorse da altri ne ha la libertà ma senza danneggiare ulteriormente Forza Italia». Un avviso di sfratto per chi viene ritenuto frondista, ecco. Ma sulla linea della Carfagna, sulla vicenda della Commissione, non sono in pochi sia in Senato sia alla Camera. E guarda caso molti di questi sono anche quelli che vengono dati in odore di passare con Renzi: Polverini e Bergamini, Cangini e Cattaneo, Napoli, Causin, Mallegni, Del Mas.
E che tutto sia in grande subbuglio è dimostrato dall'incontro di ieri tra la Carfagna e Toti. Divisi rispetto all'atteggiamento da avere con Salvini, ma convinti che «qualcosa nel centrodestra dobbiamo fare per riequilibrarlo». «Se riusciamo far coincidere le nostre posizioni - parola di Toti - sarà un bene. Mara è delusa da Forza Italia e a disagio ma mi ha detto che non andrà via. Da parte mia l'aspetto: voglio fare una gamba moderata del centrodestra alleata con Salvini e lei potrebbe benissimo stare con noi, ognuno padrone delle proprie sensibilità e senza subalternità verso nessuno».
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Il Gazzettino