«Ci accusano di essere stati troppo amici di quelli che hanno potere. Il Pd ha moltissimi voti da recuperare». Il mea culpa di Matteo Renzi arriva nel bel mezzo di...
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Ma è agli elettori che parla un Renzi già in campagna elettorale anche se rinvia i bilanci al giorno dopo il voto e ribadisce che guiderà lui il Pd: «Il futuro premier? È una discussione sterile perché lo decide il Parlamento e lo sceglie il presidente della Repubblica», afferma. «Non ho l'ansia di tornare a Palazzo Chigi». Un nome alternativo? «Ce ne sono tanti. Uno si chiama Gentiloni. Non è andato lì per caso...».
Renzi arriva in studio dopo una infilata di battute di Gene Gnocchi («Dio c'è, Renzi c'era», scherza il comico) e riserva subito le sue bordate a Di Maio. «Aveva chiesto il confronto ma poi è scappato: un leader non ha paura.
E se non perde le staffe neanche di fronte alle domande più cattive, mostra un attimo di commozione - con occhi lucidi e voce incrinata - quando difende la sua famiglia sul tema delle banche. «La vicenda delle banche è una della tante in cui le falsità che girano in rete hanno creato un'immagine falsata: chi ha sbagliato deve pagare, voi parlate solo di Banca Etruria ma negli anni hanno spolpato le banche e tutti zitti, banchieri, giornalisti e politici».
Ma gli spazi per rifare il centrosinistra con gli ex di Mdp sembrano strettissimi. Renzi replica anche a quanto detto nel pomeriggio da Pietro Grasso, che la sinistra vorrebbe suo candidato premier: «Non credo che il Paese sia stanco e deluso, c'è tanta bella gente che vuole mettersi in gioco».
E se Bersani e D'Alema da Mdp chiedono discontinuità, il segretario Pd replica a muso duro: «Vorrei un altro Jobs act, con altri 986mila posti di lavoro. Ricordo che nel 2014, quando sono arrivato a Palazzo Chigi, Obama in una telefonata mi ha detto "farete la fine della Grecia se non cambiate"». Dice di aver messo al lavoro gli sherpa per una trattativa «senza veti» ma «D'Alema vuole mi dia fuoco in piazza? Mi sembra eccessivo...».
Il leader Pd ne ha anche per Berlusconi: «Mi auguro sia in partita, è mio interesse. Ma si è illuso di poter fare la versione restaurata, come Blade Runner». A lui e a Di Maio lancia la sfida: nella prossima legislatura «il Pd sarà il primo gruppo parlamentare».
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Il Gazzettino