Città del Vaticano Giulia era poco più di una bimba quando il «lupo», «l’orco», le ha messo le zampe addosso. Era una adolescente...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Arrivare all’ultima pagina è un esercizio quasi fisicamente doloroso, e certamente una sfida psicologica e spirituale enorme», scrive padre Zollner nella prefazione. «È però necessario – e infine anche salutare – affrontare questa difficile prova: necessario perché siamo chiamati ad assumerci la nostra responsabilità, a fare giustizia per coloro che hanno sofferto tanta ingiustizia e che sono stati feriti terribilmente; salutare perché guardare in faccia i nostri peccati e le nostre mancanze – nel commettere abusi e nel non fare tutto il possibile per evitarli – è doloroso ma ci apre anche gli occhi sulla nostra vera condizione umana e spirituale».
La storia ha colpito enormemente Papa Bergoglio. L’incubo è iniziato durante una vacanza estiva con tutti i ragazzini dell'oratorio. Il prete orco lavorava nella parrocchia, aveva 30 anni di più, e piano piano comincia a dedicarle attenzioni. Sempre di più, fino all'abuso. Si tratta del primo racconto diretto di un caso italiano, di un prete pedofilo che manipolava e teneva legata a sé la ragazzina, facendole venire sensi di colpa, rendendola incapace persino di capire che si trattava di una violenza.
Giulia racconta: «Lui era sempre la mia guida spirituale, il mio confessore. Doveva sapere. Dovevo fidarmi. E poi forse mi piaceva quello che faceva. Provavo anche paura. Non so. Ero sconvolta. In ogni caso doveva essere un privilegio, perché senz’altro non lo faceva con le mie amiche». Dopo sette anni di abusi la «storia con il don» finisce. «Non ricordo con precisione come è arrivata questa fine, conservo ancora la data dell’ultimo incontro con lui, un appuntamento in tarda serata. L’ultima volta. Forse poi ho raccolto le poche forze che mi restavano e non ci sono più andata. Lui non mi ha più cercata, forse non gli servivo più. I giocattoli, dopo un po’, quando ci si stanca si buttano via».
Giulia finisce l’università ed entra in noviziato: «Mi sembrava davvero di aver trovato “casa”: poi qualcosa comincia a non funzionare, Giulia pensa di mollare tutto: comunità e lavoro. «Ma sapevo che non aveva senso, che sarebbe stata solo una reazione istintiva di cui mi sarei presto pentita»: «Per evitare di farmi divorare dalla rabbia e per ritrovare un po’ di serenità ho deciso di farmi aiutare». «Ho scoperto che c’era una persona in grado di aiutare preti e religiose in difficoltà». È l’incontro con questa persona, Martina, a determinare la svolta. È grazie a lei infatti che Giulia comprende la gravità dell’accaduto e muove i primi passi del suo percorso di rinascita.
Giulia purtroppo non è la sola ad avere sulle spalle questo vissuto. «Altre donne, consacrate come lei, sono state sessualmente abusate da preti e consacrati», afferma Anna Deodato, curatrice del volume. «Abusi subiti da piccole o all’inizio della prima giovinezza oppure prima della scelta di consacrazione, ma per tante anche dopo, a volte addirittura all’interno delle loro stesse comunità, dai preti che le accompagnavano, da coloro che rivestivano funzioni di superiori”.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino