Open Arms, la Procura indaga per sequestro di persona Viminale impugna sentenza Tar

La Open Arms è in acque sicure davanti Lampedusa. «Dopo la minaccia di un nuovo decreto, siamo finalmente al riparo», scrive in un tweet la Ong sottolineando di...

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La Open Arms è in acque sicure davanti Lampedusa. «Dopo la minaccia di un nuovo decreto, siamo finalmente al riparo», scrive in un tweet la Ong sottolineando di essere arrivata in acque italiane «con autorizzazione da parte delle autorità». Il ministro della Difesa Trenta si è rifiutata di firmare il nuovo divieto di ingresso voluto da Salvini dopo che il primo è stato sospeso dal Tar del Lazio. «Non abbiamo il permesso per entrare in porto», precisa tuttavia la Ong


La nave Open Arms con 147 migranti a bordo è arrivata all'alba di stamane nelle immediate vicinanze di Lampedusa. Diverse motovedette della guardia di finanza e della capitaneria di porto stanno monitorando i movimenti dell'imbarcazione della Ong catalana che si è diretta verso l'isola delle Pelagie, scortata da due navi militari, dopo che il Tar del Lazio ha accolto un suo ricorso, sospendendo il divieto di ingresso nelle acque italiane disposto da Salvini. Provvedimento rinnovato ieri dal ministro dell'Interno che ha presentato ricorso contro la decisione del Tar ribadendo il suo 'no' alla sbarco dei migranti.

Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta non ha firmato il nuovo divieto all'ingresso nelle acque territoriali  come chiesto dal collega dell'Interno. Lo si apprende da fonti del Viminale, secondo cui «la scelta non sorprende, visto che la titolare della Difesa ha ordinato alle navi della Marina Militare di scortare verso il nostro Paese l'imbarcazione spagnola». «Sul divieto di sbarco alla Open Arms siamo soli contro tutti. Contro Ong, tribunali, Europa e ministri impauriti.E col PD al governo, immigrazione di massa e Ius Soli tornerebbero realtà», scrive Salvini in un post su Facebook.

«Non si può ritenere che siano rinvenibili nuove cogenti motivazioni di carattere generale ovvero di ordine e sicurezza pubblica tali da superare gli elementi di diritto e di fatto nonché le ragioni di necessità e urgenza posti alla base della misura cautelare disposta dall'autorità giudiziaria, che anzi si sono verosimilmente aggravati», spiega Trenta. La mancata adesione alla decisione del giudice amministrativo «potrebbe finanche configurare la violazione di norme penali - avverte - fermo restando, in ogni caso, che in adesione al dictum iuris sarebbe stato eventualmente necessario inserire nel dispositivo del provvedimento un'esplicita disponibilità all'assistenza delle persone maggiormente bisognevoli». «Ho preso questa decisione, motivata da solide ragioni legali, ascoltando la mia coscienza - sottolinea ancora il ministro - Non dobbiamo mai dimenticare che dietro le polemiche di questi giorni ci sono bambini e ragazzi che hanno sofferto violenze e abusi di ogni tipo. La politica non può mai perdere l'umanità . Per questo non ho firmato».

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Il Gazzettino