Clelia aveva 8 mesi ed è morta al pronto soccorso dell’ospedale di Merate (Lecco): per cinquanta minuti i medici hanno cercato in tutti i modi di far battere di nuovo...
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E ieri i carabinieri hanno notificato ai genitori - che abitano ad Osnago, in provincia di Lecco - un avviso di garanzia firmato dal magistrato. Si tratta di un atto d’ufficio, a garanzia appunto del padre e della madre, affinché possano nominare un perito di fiducia che assista e prenda parte all’autopsia disposta sulla bambina.
AUTOPSIA
Dai primi accertamenti non è stato riscontrato alcun segno di violenza sulla piccola, né traumi o lesioni accidentali e nemmeno elementi che possano condurre a negligenze da parte della coppia. Pare inoltre che i disturbi gastrointestinali manifestati dalla neonata qualche ora prima della morte non abbiano niente a che fare con l’arresto cardiaco che l’ha uccisa, i lievi problemi di salute non sarebbero stati che un’ininfluente casualità.
Tra l’altro la madre è un medico fisiatra e sarebbe stata in grado di intervenuto senza perdere tempo qualora si fosse accorta che la figlia era in pericolo di vita. L’ipotesi più plausibile al momento resta quella di una fatalità, provocata magari da un difetto congenito, oppure un’anomalia o una disfunzione cardiache non diagnosticati, o dalla Sids, la sindrome della morte in culla. Le risposte arriveranno dall’autopsia: escludendo malformazioni riscontrabili senza analisi di laboratorio, ci potrebbe volere qualche mese per ultimare tutti gli esami chimici, fisiologici e tossicologici.
CONTINUAVA A PIANGERE
I medici e i sanitari di guardia insieme ai colleghi della Pediatria e della Terapia intensiva subito intervenuti hanno provato a lungo di rianimare la piccola, che ha cominciato a sentirsi male domenica notte.
Il Gazzettino