Naja volontaria, i generali chiedono tempi più lunghi: almeno 6 mesi per formare un soldato

Il ministro della Difesa, Crosetto, alla sfilata degli alpini di Udine
ROMA - L'esperimento era già stato fatto nel 2009. Quando Ignazio La Russa era ministro della Difesa del governo Berlusconi e Giorgia Meloni dirigeva il dicastero per...

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ROMA - L'esperimento era già stato fatto nel 2009. Quando Ignazio La Russa era ministro della Difesa del governo Berlusconi e Giorgia Meloni dirigeva il dicastero per la Gioventù. Una mini leva. "Vivi le forze armate per tre settimane" era lo slogan. Con l'iniziativa Pianeta Difesa, quell'anno, 100 ragazzi e 45 ragazze tra i 18 e i 30 anni, selezionati dall'Associazione nazionale alpini, presero parte alla breve esperienza, finanziata fino al 2013, che oggi il presidente del Senato vorrebbe riproporre. La voce è unanime: «L'iniziativa è lodevole», ma, secondo gli addetti ai lavori, il rischio è che la realizzazione della proposta risulti onerosa e che un tempo così breve non consenta di addestrare i giovani per impiegarli sul territorio.


I NUMERI
Negli ultimi venti anni il volto delle Forze armate è completamente cambiato. Le scelte su una concreta partecipazione alle attività delle principali organizzazioni internazionali (Onu, Nato Ue, Osce),legata anche alla necessità di tagliare i costi, hanno portato a un progetto di riduzione dei militari. Agli inizi del 2000 (fino al 2004 la leva era obbligatoria) si contavano circa 300mila unità complessive. Nel 2001 un decreto legislativo ha stabilito che dovessero scendere a 190mila. E ancora, nel 2012, un'altra legge ha disposto che entro 2024 arrivassero a 150mila. Così le 167.057 unità del 2021 hanno raggiunto quota 166.500 nel 2022, con valori programmatici pari a 166.197 e 165.327 unità, rispettivamente per il 2023 e il 2024.


LE REAZIONI
«Da un punto di vista generale, la leva dà il vantaggio di poter incidere sui giovani che hanno la necessità di essere educati all'etica del dovere e non solo a quella dei diritti», commenta il generale Marco Bertolini, già comandante del Coi. E aggiunge: «Da un punto di vista pratico, consente di avere la riserva, alla quale durante la guerra hanno attinto continuamente gli ucraini e i russi, perché una volta esaurite le forze dell'esercito in vita, hanno dovuto attingere a coloro che già avevano prestato già servizio militare, sono stati riaddestrati e impiegati. Attualmente le forze armate italiane non hanno riserva, hanno solo le unità in servizio. Da questo punto di vista la leva sarebbe preziosa». Ma poi il generale aggiunge: «La proposta prevede di ampliare il servizio volontario che abbiamo adesso, ma non sarebbe la leva. Per ripristinarla ci sarebbe la necessità di una riorganizzazione complessiva che, a mio avviso, sarebbe necessaria ma è molto onerosa».


Anche per il generale Maurizio Fioravanti, già comandante della "Folgore" e del Cofs «L'iniziativa è lodevole», ma Fioravanti ha qualche dubbio: «Ci scenari molto complessi, siamo 445esimo giorno di guerra, nel corso di tutte le riunioni commissioni Difesa emerge con chiarezza che i nostri uomini hanno due missioni: proteggere il territorio nazionale e interessi strategici. Obiettivi che possono essere garantiti solo con la prontezza al 100% delle forze a essere impiegabili e con il mantenimento della capacità operativa, ossia il continuo addestramento. Una mini naja è certamente utile per l'educazione dei giovani, ma non avremo in 40 giorni ragazzi in grado di essere impiegati sul territorio, sono necessari almeno sei mesi, e, soprattutto, si distoglierebbero risorse (in termini di uomini e soldi) in un momento troppo delicato».
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Il Gazzettino