Non ha retto alla tragedia della perdita di un figlio e ha deciso di farla finita. Si è sparato un colpo Nicola Colangelo, 88enne, padre di Venanzio, 56 anni, tecnico...
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Per i carabinieri della compagnia di Pescara nessun dubbio sulla dinamica del fatto. L’anziano padre di Venanzio deve aver vissuto giorni terribili, nel ricordo di un figlio ucciso in un incidente di sicuro non frequente come può essere quello fra un motorino e un mezzo agricolo. Sopravvivere alla morte di un figlio ancora giovane per un genitore quasi novantenne non aveva probabilmente alcun senso. Un gesto estremo sul quale ogni commento appare fuori luogo.
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La mattina del primo luglio Venanzio Colangelo aveva lasciato alle sue spalle la casa dove viveva attorno alle 6,15. Si stava recando al lavoro, nelle officine pescaresi della società di trasporto pubblico locale, Tua, quando si è scontrato frontalmente con un trattore. La dinamica è stata ricostruita dai carabinieri della stazione di Rosciano e dai colleghi della compagnia di Penne, diretta dal capitano Giovanni De Rosa. Le condizioni del 56enne sono apparse gravissime. Scattato l’allarme, è stato trasportato con un’ambulanza della Croce Rossa di Cepagatti all’ospedale di Chieti dove è morto purtroppo dopo le 7. La disperazione ha travolto la famiglia dell’uomo: la moglie e le due figlie. «Era uno dei nostri punti di riferimento, una persona laboriosa e cordiale, uno dei migliori operai dell’azienda», così lo aveva ricordato Pierluigi Venditti, direttore del personale di Tua. Era diventato nonno da poco, hanno riferito alcuni suoi colleghi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino