«Coinvolgiamo nel lavoro i migranti che sono legittimamente sul nostro suolo: i rifugiati o chi ha già presentato la richiesta di asilo. Non possiamo più...
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«È ora di fare un passo in avanti». Il lavoro, che è «nell'interesse dei migranti e della collettività», non sarebbe obbligatorio. «Semmai - dice Morcone - possiamo pensare a un meccanismo premiale. Chi mostra buona volontà e capacità di inserirsi nel nostro contesto sociale potrebbe ottenere un'attenzione diversa nell'accoglienza. C'è il permesso umanitario, che attualmente viene dato per motivi di vulnerabilità ai bambini e ai malati. Potremmo usarlo in questo senso. Dopo un anno la verifica servirebbe da incentivo a comportamenti virtuosi». Sulla ricompensa, «non penso a una paga con tariffe nazionali, ma a una retribuzione ridotta: la decurtazione servirebbe per recuperare i costi dell'accoglienza», spiega il prefetto.
L'obiettivo è «dare loro un futuro e far sì che non siano solo un peso per la comunità.
Il Gazzettino