Milano, costrette a prostituirsi per riti voodoo: tre condanne

Milano, costrette a prostituirsi per riti voodoo: tre condanne
Sono state reclutate in Nigeria, dove sono state sottoposte a riti voodoo e convinte a raggiungere l'Italia con la promessa di un lavoro normale. Invece, sono state soggiogate...

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Sono state reclutate in Nigeria, dove sono state sottoposte a riti voodoo e convinte a raggiungere l'Italia con la promessa di un lavoro normale. Invece, sono state soggiogate piscologicamente e costrette a prostituirsi. Le vittime sono due giovani nigeriane. Per i loro carnefici, le accuse sono pesantissime: riduzione in schiavitù, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. A gestire il giro, una "maman" di 45 anni. E' stata condannata a 8 anni di reclusione dal gip di Milano, Guido Salvini, al termine di un processo con rito abbreviato. E' stata anche disposta la sua espulsione a pena espiata. Condannati per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione anche la figlia della donna (1 anno e 8 mesi, con sospensione condizionale della pena) e il marito: dovrà scontare 3 anni di reclusione. Gli imputati dovranno risarcire le parti civili con una provvisionale di 50mila euro.


A pesare sulla sentenza la perizia chiesta dal giudice all'esperta Alessandra Brivio che, esaminati gli atti e sentite le persone offese, ha ritenuto condizionanti i riti a cui le vittime sono state sottoposte in Nigeria. Le vittime hanno raggiunto Milano dopo un lungo viaggio, ma una volta arrivate nel capoluogo lombardo sono state costrette a prostituirsi dietro percosse e minacce legate al presunto potenziale letale del rito voodoo e quindi al timore per la propria vita e per quella dei familiari. Nella perizia si evidenzia come «Il juju (il rito voodoo, ndr) è un meccanismo coercitivo, un dispositivo di controllo a distanza, stabilito da chi gestisce la rete della tratta, a cui tutti credono e che viene imposto a donne in posizione di forte vulnerabilità». «La paura indotta dal juju - prosegue l'esperta - pone le donne in una situazione di totale dipendenza e le tiene sotto stretto controllo attraverso la minaccia di ammalarsi, impazzire e morire, anche se apparentemente sono libere di muoversi e quindi teoricamente di scappare».
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Il Gazzettino