Il presidente ha un timore antico e strutturato dei «nazionalismi». La storia non si ferma, la storia scorre ma non si può costruire il futuro rimuovendo il...
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È quasi una lezione quella che il presidente della Repubblica svolge a Riga di fronte ad altri 12 capi di Stato europei riuniti per discutere informalmente dell'incerto futuro dell'Unione e delle ricette per ricucire le lacerazioni populiste alla vigilia di elezioni che si annunciano decisive per il futuro assetto europeo. Per questo Mattarella parte proprio dall'attualità, tornando ancora una volta sulle minacce italiane di porre il veto sul Bilancio comunitario che a più riprese Lega e Cinque stelle hanno fatto capire di voler usare come merce di scambio per altre battaglie, a partire da quella sui migranti. «L'Italia è un contributore attivo dell'Unione», premette. «Ma mi sono sempre rifiutato di considerare questi rapporti sul piano del dare e avere, anche perché i benefici dell'integrazione non sono quasi mai monetizzabili interamente. Non è attraverso il calcolo contabile che si definisce il vantaggio che l'Unione assicura a tutti i suoi componenti», spiega ai suoi autorevoli interlocutori.
I 12 presidenti ascoltano con attenzione il pensiero del capo di Stato italiano, all'estero percepito come l'unica cerniera rimasta tra un Italia tradizionalmente motore dell'europeismo e la nuova Italia populista che quel tipo di europeismo vuole rivoltare come un calzino. Ma il cuore del ragionamento di Mattarella non è sul Bilancio, è altrove. Come si può dimenticare che l'Europa si è prima chiusa nei nazionalismi e poi ha scelto la via delle armi? chiede retoricamente Mattarella. «Qual è stato lo scopo, lo spirito della nascita dell'Unione? È stato - è la risposta - quello di abbandonare il passato mettendo in comune il futuro degli europei». «Tutto questo è messo oggi in discussione. Noi dobbiamo far comprendere alle nostre pubbliche opinioni, ai nostri concittadini, che anche le realtà attuali, il mercato unico, lo spazio Schengen, l'unione monetaria, rispondono a questo stesso spirito, hanno lo stesso obiettivo: mettere in comune il futuro degli europei».
Ecco perchè i tanti «difetti» della Ue non devono essere nascosti sotto il tappeto ma mai devono essere usati come alibi per obiettivi diversi, non palesemente dichiarati.
Il Gazzettino