«Resto sempre un protagonista, nel bene e nel male. Chi nasce tondo, non può morire quadrato». La tentazione è troppo forte. Pure in una circostanza non...
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Chi sarebbe il regista del complotto in verità non lo dice nessuno.
«La procura di Palermo deve chiedere conto ai carabinieri di questo video», afferma Ingroia. Della violazione del segreto istruttorio denunciata dopo la notifica del divieto di dimora i legali, però, non parlano più. Forse perchè tutti gli atti venuti fuori erano depositati. La stampa presente, lo studio era pieno di giornalisti, incalza. E non può mancare la domanda sull'uccisione dei cani di Maniaci. Per l'accusa lui avrebbe saputo che dietro c'era il marito dell'amante, ma l'avrebbe fatta passare per intimidazione mafiosa. «L'ho fatto per un tornaconto - dice Maniaci - perchè avevo interesse che lei pensasse che fosse stato il marito. Mi volevo vantare». Una spiegazione che non soddisfa i giornalisti che provano a insistere. Ma Ingroia interviene e chiude la discussione. «Questi sono pettegolezzi». Nel merito si entra solo marginalmente. La tesi difensiva è che i soldi raccolti da Maniaci, poche centinaia di euro sottolineano i legali, sarebbero stati destinati alla pubblicità per la tv. «Quali minacce - dice l'indagato - io anche dopo aver preso il denaro ho continuato ad attaccare i sindaci». E il lavoro al Comune procurato all'amante? «Aveva bisogno per la sua delicata situazione familiare», risponde Maniaci, descrivendo in dettaglio davanti alle tv i guai della donna. Questo per il giornalista antimafia non è gossip. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino