«Non passerò i prossimi mesi a parlare di coalizioni. Caro Andrea, capisco che tu voglia aiutare Pisapia ma io voglio aiutare il Pd». Alle sette di sera, dopo...
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«Avere una coalizione imposta oggi è un grande regalo al centrodestra», replica a muso duro Renzi. Continua dunque lo scontro sulle alleanze, ma non è una rottura. Franceschini alla fine vota la relazione del segretario: il sì della maggioranza è unanime, la minoranza non partecipa al voto. È appena il «precampionato» della lunga corsa alle urne. La partita vera, sottolinea Renzi, si apre a settembre. Ancora non si capisce, osserva con un messaggio di sfida al Cavaliere, se Berlusconi starà «con i populisti» alla Salvini «o con i popolari».
Ma il Pd, che è «sotto attacco perché diga al populismo», deve parlare «non solo al popolo di centrosinistra» ma anche «al popolo di fuori, che decide di volta in volta chi votare», se Salvini, Grillo o il Pd. Il segretario parla per la prima volta non in streaming: si discute a porte chiuse, spiegano i suoi, per dirsele in maniera «franca» ed evitare che qualcuno usi il podio della direzione come «palcoscenico» personale e amplificatore di divisioni. Matteo Orfini a inizio dibattito invita a evitare anche «tweet e post su Facebook».
I più si attengono, qualcuno si lamenta. Sui «social» spuntano foto e note di colore, come la «millennial» Arianna Furi che in mattinata ha fatto la maturità. C'è anche Paolo Gentiloni, che posa in un selfie con alcune parlamentari, ma come sempre da quando è premier decide di non intervenire. Gianni Cuperlo, grande escluso dalla direzione, è stato invitato, ma «senza diritto di parola» e su Facebook usa l'autoironia: «Sapete se la meditazione orientale fa miracoli?».
Renzi, che da settembre sarà in tour in treno, centra il suo discorso sui temi europei: bisogna porre «il veto sul fiscal compact» nei trattati e non dare più soldi al bilancio europeo se gli altri Paesi chiudono i porti. E ancora: lo ius soli, il lavoro, le «mamme». Di questo, sottolinea, bisogna parlare. «Se parliamo di alleanze i cittadini non si accorgono che abbiamo investito 4,7 miliardi sulla scuola», attacca. E affronta a muso duro chi lo ha criticato dopo la sconfitta alle amministrative: «Io rispondo ai due milioni delle primarie, non ai capicorrente. Non mi interessano le candidature, il futuro vostro o mio, ma il futuro del Pd. A Genova abbiamo perso con una coalizione ampia».
Franceschini ascolta, poi interviene con altrettanta durezza.
Il Gazzettino