I musulmani italiani dell'Ucoii: sentenza Ue che vieta il jihab alle donne islamiche è un vulnus

I musulmani italiani dell'Ucoii: sentenza Ue che vieta il jihab alle donne islamiche è un vulnus
I musulmani italiani che aderiscono all’Ucoii, la associazione di comunità islamiche più diffusa sul territorio, ha lanciato un appello alla Corte di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

I musulmani italiani che aderiscono all’Ucoii, la associazione di comunità islamiche più diffusa sul territorio, ha lanciato un appello alla Corte di giustizia europea per rivedere la sentenza che permettere alle aziende di vietare l'uso del Jijab (il velo che copre i capelli, il capo e il collo) alle dipendenti mulsumane. «E’ una decisione, quella di permettere alle aziende il divieto dello hijab, che, contrariamente alle prerogative proprie dell’istituzione, non garantisce il diritto comunitario di tutti, perché lede quello delle sole donne musulmane» ha affermato Yassine Lafram, responsabile nazionale dell'Ucoii.

«Ci chiediamo poi cosa significhi “esigenza reale” come unico deterrente per i datori di lavoro ad agire contro la libertà di una donna musulmana. Troppo labile e facilmente manipolabile» ha aggiunto. 

Secondo le comunità islamiche gli stati membri europei non dovrebbero stare zitti perchè la sentenza andrebbe ad indebolire le libertà civili delle donne musulmane, «le quali devono essere libere di indossare o meno un copricapo come tutti i cittadini dell’Ue».

«E’ un altro passo, questo, verso l’istituzionalizzazione dell’islamofobia – è il parere della vicepresidente dell’Ucoii Nadia Bouzekri -, un atto che questa volta non si mostra sotto forma di riconoscibili manifestazioni di hater dietro una tastiera, ma con il volto più presentabile delle istituzioni comunitarie. Una decisione più dolorosa umanamente, dunque, per chi le vive. Chiediamo un passo indietro».


 


 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino