Doccia fredda per Woodcock, nuova accusa di falso: «Credevo di uscirne pulito»

Doccia fredda per Woodcock, nuova accusa di falso: «Credevo di uscirne pulito»
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NAPOLI È arrivato di mattina presto, come sua abitudine, nell'ufficio al nono piano della Procura di Napoli nella torre nera al centro direzionale. Il giorno dopo di Henry John Woodcock è un sabato al lavoro, come usa fare spesso per non restare indietro con lo studio degli atti. È impegnato in una nuova inchiesta e resta in ufficio fino al pomeriggio, regalandosi una breve pausa per un panino. Niente giornalisti, niente commenti: porte sbarrate e filtro rigoroso della sua segreteria. Si concede solo il tempo di sentire al telefono il suo avvocato, Bruno La Rosa, per commentare i giornali con la pubblicazione della notizia sulla sua iscrizione nel registro degli indagati alla Procura di Roma anche per l'accusa di falso, aggiunta all'ipotesi di rivelazione di segreto d'ufficio. «Notizia vecchia di un paio di mesi», dice l'avvocato La Rosa.


LA REAZIONE
E il pm napoletano, titolare dall'inizio della clamorosa inchiesta sull'imprenditore Alfredo Romeo arrivata fino agli appalti Consip, raccontano sia rimasto assai contrariato per il risalto dato a una notizia non recente. Già qualche giorno dopo l'interrogatorio del capitano del Noe, Gian Paolo Scafarto, sentito dai pm romani l'11 maggio, il nome di Woodcock era stato iscritto nel registro degli indagati anche per falso in atto giudiziario. Un atto dovuto, dopo che Scafarto aveva dichiarato di aver inserito nella sua informativa il sospetto che i servizi segreti controllassero le sue attività investigative sugli appalti Consip per averne avuto indicazione dal pm napoletano titolare dell'inchiesta.

Per questo, quando il 7 luglio Woodcock fu interrogato dai suoi colleghi romani, gli venne contestato anche il reato di falso. E, in quell'occasione, lui avrebbe spiegato di aver dato quell'indicazione a Scafarto, suggerendogli di non inserire i sospetti sui servizi segreti nell'informativa principale Consip, ma di farne un capitolo a parte, con omissis, per successivi approfondimenti. E, dopo quell'interrogatorio di due mesi fa a Roma, Woodcock attendeva tranquillo, sicuro che l'inchiesta penale a suo carico si sarebbe presto conclusa in maniera favorevole con un'archiviazione. Due giorni fa, l'avvocato La Rosa aveva incontrato in Procura a Roma il pm Mario Palazzi, titolare dell'indagine con il collega Paolo Ielo, per chiedere notizie sullo stato dell'inchiesta. E, all'uscita da Piazzale Clodio, sede degli uffici giudiziari romani, l'avvocato era stato notato da alcuni cronisti della capitale. Woodcock attendeva fiducioso le conclusioni, non lontane, dell'inchiesta a suo carico.

CSM

Domani, dinanzi la stessa prima commissione, che si occupa di «incompatibilità ambientale» dei magistrati, saranno sentiti due procuratore aggiunti di Napoli: Giuseppe Borrelli, coordinatore della sezione distrettuale antimafia, e Alfonso D'Avino, coordinatore della sezione reati contro la pubblica amministrazione. Con loro, diventeranno cinque i magistrati ascoltati come testimoni dalla prima commissione del Csm. «Siamo in una fase assolutamente conoscitiva - spiega Lucio Aschettino, consigliere togato della prima commissione - Una fase preliminare. Acquisiamo informazioni, per il momento. Non esiste alcun procedimento formale per incompatibilità ambientale». Al Csm non esiste un procedimento disciplinare nei confronti di Woodcock, che non è stato mai chiesto formalmente. Perno di qualsiasi eventuale iniziativa dell'organo di autogoverno della magistratura resta l'indagine penale a Roma. Relatore del fascicolo conoscitivo su Woodcock è in prima commissione il consigliere Aldo Morgigni. Non è escluso che alla prima commissione del Csm possano essere convocati per essere ascoltati anche i sostituti Celeste Carrano e Giuseppina Loreto, iniziali titolari dell'indagine su Romeo insieme con Woodcock. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino