L'imam attacca Salvini: «Sbaglia a baciare il rosario, dimentica il suo ruolo»

Sì ai simboli religiosi durante i comizi politici, no al bacio del rosario in Senato. La lezione sulla laicità dello Stato indirizzata al ministro dell'Interno...

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Sì ai simboli religiosi durante i comizi politici, no al bacio del rosario in Senato. La lezione sulla laicità dello Stato indirizzata al ministro dell'Interno uscente Matteo Salvini arriva dalla comunità musulmana milanese. A dire al leader della Lega che quando parla in veste istituzionale «deve rappresentare tutto il popolo italiano, non solo una parte» è Ali Abu Shwaima, presidente del Centro islamico di Milano e Lombardia, che ha qualcosa da dire anche sull'esecutivo dimissionario: «Invece di fare ciò di cui aveva bisogno il Paese - spiega all'Adnkronos - si è impegnato solo a dimostrare che era contrario a stranieri e immigrati». Sull'esibizione di icone e crocifissi da parte di Salvini, Abu Shwaima distingue le due situazioni.

 

«Durante gli eventi politici, Salvini può fare quello che vuole: può mostrare la propria fede ed essere orgoglioso di quello che in cui crede, giusto o sbagliato che sia. Ma quando parla da ministro dell'Interno non può essere di parte, non può presentarsi come fedele. L'Italia è un Paese laico». Secondo l' imam, primo segretario generale dell'Ucoii, l'Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia, quando martedì il vicepresidente del Consiglio ha baciato il rosario e invocato la Madonna in Senato «ha dimenticato il suo ruolo, ha dimenticato il fatto che in quel momento non rappresentava se stesso né il suo partito, ma il governo e tutto il popolo italiano». Il giudizio di Abu Shwaima non è più accomodante quando si tratta di guardare nel complesso ai risultati dell'esecutivo M5s-Lega.



«È un governo - spiega - che ha passato mesi a litigare invece di fare le cose di cui ha bisogno il Paese. Si è impegnato solo a dimostrare che era contrario agli stranieri e agli immigrati, che invece partecipano positivamente al Pil del Paese. Va bene contrastare i cosiddetti clandestini, ma non si può negare che chi arriva in Italia contribuisce al suo sviluppo. Tra gli stranieri c'è anche chi fa lavori che danno un contributo grande per il Paese: ci sono medici, come me, ingegneri e tecnici, tanti professionisti».
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Il Gazzettino