«Un regime dei minimi favorevole per tanti significa non chiudere«. Il viceministro dell’Economia, Massimo Garavaglia, sintetizza il senso della flat tax in...
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LE STIME
Secondo le simulazioni che circolano al Tesoro, con le nuove regole che entreranno in vigore una volta varata la manovra, fino a 50mila euro di reddito si pagheranno 5mila euro di tasse in meno. Cifra che sale a 7.500 euro fino a 75mila euro di fatturato e che arriva a quota 18mila euro per chi in un anno fattura 100 mila euro. L’esecutivo inserirà nel provvedimento alcuni paletti per evitare di premiare chi non ha spese, tra cui i “finti autonomi” che usano strumenti e sede lavorativa del committente. Occorre ricordare che nel 2016, infatti, il governo Renzi aveva delineato un regime forfettario in base al quale per i professionisti che conseguono compensi annui fino a 30 mila euro e che allo stesso tempo sostengono modesti oneri per dipendenti (massimo 5 mila euro) e con un capitale fisico limitato (meno di 20 mila euro al 31 dicembre dell’anno precedente) veniva prevista, in sostituzione dell’Irpef e delle relative addizionali regionali e comunali, l’applicazione di una imposta sostitutiva del 5 per cento per i primi 5 anni di attività e del 15 per cento per gli anni successivi. Queste aliquote si applicano su imponibili determinati forfettariamente nel 78 per cento dei compensi percepiti nell’anno. Diversamente dal regime ordinario, inoltre, non sono dovute né Iva né Irap. Il forfait, combinato con il blocco delle aliquote contributive al 25% rende conveniente la partita Iva nei primi 5 anni, favorendo in particolare i giovani e le start up. Quanto all’Irpef, resta tutto fermo in attesa di tempi più propizi. Nel Def si fa però riferimento alla volontà, per le persone fisiche, passare dalle attuali cinque aliquote a tre aliquote e quindi a due a partire dal 2021. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino