​Fuori dal carcere per un permesso di lavoro, albanese accoltella il cognato

Fuori dal carcere per un permesso di lavoro, evade e tenta di uccidere il cognato
Si era nascosto in un appartamento, al quinto piano di un condominio di Torino, l'albanese ricercato per avere accoltellato il cognato dopo essere evaso dal carcere, dove era...

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Si era nascosto in un appartamento, al quinto piano di un condominio di Torino, l'albanese ricercato per avere accoltellato il cognato dopo essere evaso dal carcere, dove era detenuto in regime di semilibertà. Una fuga durata meno di 48 ore grazie alla polizia, che ne ha ricostruito i movimenti fino ad individuarlo ed arrestarlo. Robert Uku, questo il suo nome, è così tornato dietro le sbarre con le accuse di evasione e di tentato omicidio. Il cognato, ferito con due coltellate, è ricoverato all'ospedale Molinette, ma non è in pericolo di vita.


Detenuto nel carcere Lorusso e Cutugno per droga, prostituzione, armi e altri reati, fine pena 2022, Uku era in regime di semilibertà e lavorava come operaio in una ditta di Moncalieri. Martedì sera, alla fine del suo turno, non ha fatto rientro in cella e si è recato a casa del cognato, un cittadino egiziano. Ne è nato un violento litigio, al culmine del quale l'albanese gli ha inferto due coltellate all'addome ed è poi fuggito facendo perdere le proprie tracce. Le ricerche della polizia sono state immediate ed in poche ore hanno permesso di bloccare il fuggitivo.

Le indagini della Squadra Mobile proseguono per appurare i motivi del litigio e capire se, nella sua breve fuga, l'uomo sia stato aiutato da qualcuno. Restano invece senza risposta gli interrogativi sollevati dai sindacati della polizia penitenziaria, che puntano il dito contro «l'eccessiva facilità nella concessione di benefici ai detenuti».

Quello di Uku, sottolinea il segretario generale dell'Osapp, Leo Beneduci, è «l'ennesimo mancato rientro nel carcere di Torino di un detenuto in regime di semilibertà, o in permesso premio». Queste misure, «dovrebbero servire ad agevolare un percorso di reinserimento - conclude - invece sono utilizzate dai ristretti per interrompere la detenzione e, probabilmente, per riprendere la consumazione di quei reati che ne hanno determinato la carcerazione».
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Il Gazzettino