Coronavirus, a Codogno il rischio del primo super "diffusore" italiano

Coronavirus, a Codogno il rischio del primo super "diffusore" italiano
Super "spreader", ovver super diffusore, una persona che pur asintomatica o con lievi sintomi trasmette, ovviamente senza alcuna responsabilità, a un numero molto...

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Super "spreader", ovver super diffusore, una persona che pur asintomatica o con lievi sintomi trasmette, ovviamente senza alcuna responsabilità, a un numero molto elevato di soggetti il virus. Il trentottenne di Codogno potrebbe essere il primo super diffusore italiano del Coronavirus di Wuhan (Covid-19). 


Coronavirus, come proteggersi: dispenser anti contagio con disinfettanti in treni, stazioni, aeroporti e luoghi affollati

Ci sono già due precedenti conosciuti: uno è quello del britannico che al ritorno da Singapore ha contagiato undici connazionali tra Francia, Spagna e Regno Unito; l’altro, più recente, in Corea del Sud, dove una donna ha trasmesso il virus nel corso di alcune funzioni religiose contagiando, s’ipotizza, almeno quaranta persone. 
 
Il caso della provincia di Lodi è particolarmente delicato perché l’uomo lavora per una multinazionale, nelle ultime due settimane ha partecipato a eventi pubblici, partite di calcetto, cene.

 Inoltre, l’uomo non proveniva da un viaggio nelle aree a rischio e dunque non poteva essere intercettato dai sistemi di prevenzione e immaginare che quelli che sembravano i sintomi di una semplice influenza fossero causati dal coronavirus. Altra incognita, i tempi: c’è il sospetto che tutto abbia inizio con la cena a inizio febbraio dove partecipa un collega che, lui sì, era stato in Cina.

Il collega, se è lui l’origine del contagio in Lombardia,  anche lui portato al Sacco di Milano ma risultato negativo, potrebbe avere avuto altri contatti e non a casa i controlli si sono spostati anche in provincia di Piacenza, dove opera la società. Potrebbe anche lui essere un super spreader ma nel frattempo sarebbe già guarito per cui al test è risultato negativo. Dalla Cina è tornato il 21 febbraio.  In sintesi: i tre contagiati confermati rischiano di essere solo la punta dell’iceberg, tenendo conto che vi possono essere persone ancora asintomatiche ma contagiate. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino