Ho visto il frammento che le tv mandano come un tormentone della discesa di Cesare Battisti dall'aereo e del comitato di accoglienza con i ministri Salvini e Bonafede. La...
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Per Scalzone, oggi settantunenne, originario di Terni, «scagliare prime pietre è un crimine vigliacco e infame» e, «a differenza di chi ha come professione quello di decidere sul destino altrui, qualunque soggetto 'privatò, a meno che non sia preso sul fatto, colto in flagranza di reato, in qualsivoglia processo di tipo indiziario non si può mai pretendere di dire con certezza che sia, nella fattispecie, assassino».
Nel procedimento penale che ha visto coinvolto il terrorista, secondo Scalzone, «resta invece un vizio il fatto che non ci siano dei filmati, foto o delle impronte digitali di Battisti nei luoghi in cui sono stati perpetrati questi omicidi, né dei testimoni oculari, dato che la base probatoria indiziaria sono dichiarazioni testimoniali di un pentito».
«La discussione - afferma l'ex componente di Potere Operaio - non è tra 'innocentistì e 'colpevolistì, ma in Paesi in cui questo mercato delle indulgenze non esiste, una sentenza basata su dichiarazioni di questo tipo sarebbe sottoposta a fumus di non piena e automatica credibilità. Questo avrebbe dovuto essere, e restare, l'argomento-chiave contro l'estradabilità». Quanto a Battisti - «non un personaggio di rilievo nei movimenti di quegli anni» ed oggi «un uomo arraffato alla vita, alle figlie, alla sua quotidianità all'altro capo mondo, una cosa tremenda» - per Scalzone una delle sue principali rovine è stato «il personaggio costruito intorno al suo talento nella narrazione».
«Un talento che ha attirato i riflettori - prosegue -, alimentando la spettacolarizzazione e facendone il simbolo dell'uomo da abbattere, in una sorta di isteria».
Il Gazzettino