Il ministero della Giustizia si muove sul caso della sentenza-choc della Corte d'appello di Ancona per una violenza sessuale. Gli uffici dell'ispettorato sono stati...
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Stupro in Circumvesuviana, presi tre italiani tra i 18 e 20 anni: ecco chi sono
La denuncia per lo stupro risale a marzo 2015 quando una 22enne di origini peruviane si presenta in ospedale con la madre dicendo di avere subito una violenza sessuale in un parco ad Ancona da parte di un coetaneo, mentre un amico di lui faceva da palo. Entrambi sono connazionali della ragazza. Per loro, il 6 luglio 2016 il tribunale decreta una condanna a 5 e 3 anni, con l'accusa di aver violentato la giovane dopo averle somministrato un mix di alcol e droga. In appello la situazione si ribalta: il 23 novembre 2017 i due imputati vengono assolti e la ricostruzione della ragazza viene ritenuta non credibile. Ma a far deflagrare il caso è la decisione della Cassazione, il 5 marzo scorso, di annullare la pronuncia di secondo grado e disporre un nuovo processo che si svolgerà a Perugia. È a questo punto che emergono le motivazioni utilizzate nella sentenza della Corte d'appello, nella quale si sostiene in sostanza che «la scaltra peruviana» - come viene definita in un passaggio - sia troppo mascolina e poco avvenente per aver subito una violenza.
«Non è possibile escludere - si legge nel testo - che sia stata proprio» lei «a organizzare la nottata 'goliardicà, trovando una scusa con la madre».
Il Gazzettino