Nel Def c'era un passaggio sulla necessità di snellire le pratiche, ma poi sul tema delle adozioni, che rinnova le polemiche all'interno della maggioranza,...
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Adozioni, lo sfogo di Fontana: «Maschilista? Ma se il capo è mia moglie...»
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La decrescita delle adozioni, intanto si è assestata. Sono solo 1.394 i bambini che nel 2018 hanno fatto ingresso in Italia con una nuova famiglia, che prima di accoglierli ha dovuto attendere dai tre ai cinque anni. Nel 2010 erano arrivati in 4.130. Numeri in discesa, coerenti con la crisi delle adozioni nei paesi occidentali. Le cause sono evidenti: la crisi economica, la difficoltà affrontare di un percorso non sempre felice e la possibilità di accedere più facilmente alla fecondazione assistita o all'utero in affitto. Ma a incidere è stata anche la decisione di alcuni paesi extra Ue di bloccare le adozioni internazionali. La decisione di sospendere le adozioni da parte di grandi Paesi come l'Etiopia e la Polonia ha portato a un'ulteriore diminuzione di arrivi nel 2018, anche sono i contatti del Cai con la Bolivia.
Dati meno recenti riguardano invece le adozioni nazionali, che non prevedono costi ma spesso tempi ancora più lunghi e la scarsa possibilità di adottare bambini piccoli. Sono circa 400 ogni anno le donne che scelgono di partorire in anonimato e decidono di lasciare i figli in ospedale, gli unici dichiarati adottabili immediatamente. Nel 2016 le sentenze di adozione a nuove famiglie sono state 902.
I NUMERI
Nel 2018 i minori provenienti dall'Europa sono stati 640, dall'Africa 121, dall'America centrale e meridionale 330 e dall'Asia 303. La Federazione Russa rimane il Paese con il maggior numero di minori adottati (200), seguita dalla Colombia (169), dall'Ungheria (135), dalla Bielorussia (112) e dalla Cina (84). Le coppie in attesa risultano circa 3.700.
L'attesa di un figlio adottivo è molto più lunga e costosa rispetto a una nascita.
C'è un percorso comune, che riguarda sia le adozioni nazionali che quelle internazionali, perché, in entrambi i casi il Tribunale dei minori deve emettere un decreto di idoneità all'adozione. Solo le coppie sposate o conviventi da almeno tre anni, che possano dimostrare una solidità economica e non abbiano problemi di salute sono potenzialmente prese in considerazione come futuri genitori. Tranne casi particolari in cui anche i single hanno ottenuto il via libera dai giudici. Entro quattro mesi, prorogabili di altri quattro, il Tribunale dovrebbe prendere in esame la domanda. Ma spesso le istanze scadono e bisogna ricominciare. Ottenuta l'idoneità la coppia dovrà scegliere se chiedere l'adozione a uno o più Tribunali dei minori o rivolgersi a uno dei 53 enti riconosciuti dal Cai, la commissione adozioni internazionali attualmente presieduta dal premier Conte. L'idoneità è valida per tre anni, che spesso trascorrono senza che il bimbo tanto atteso sia arrivato. Quindi le coppie devono di nuovo presentare la documentazione e presentarsi ai colloqui.
TEMPI E COSTI
Il Cai dovrebbe collaborare con le autorità per le adozioni internazionali degli altri Stati cercando di raggiungere accordi di cooperazione bilaterale, anche per tagliare tempi e costi. La media per le adozioni internazionali è passata da due a tre anni fra il 2011 e il 2017, con un +44 per cento. Mentre il costo delle adozioni internazionali può arrivare anche a 40.000 euro. Gli enti autorizzati chiedono tra i 3.000 e i 7.500 euro per i servizi resi in Italia, mentre per le pratiche all'estero il costo può raggiungere i 18.000 euro. Un conto al quale bisogna aggiungere i costi di permanenza nel paese straniero, dove spesso bisogna stare più di un mese e in alcuni casi viene richiesto agli aspiranti genitori di pagare vitto e alloggio dell'istituto nel quale il bambino si trova. Fin qui tutto in chiaro e rimborsabile al 50 per cento, con tempi molto lunghi, dallo Stato. Ma a molte coppie è accaduto di dovere pagare migliaia di euro in contanti alle autorità dei paesi stranieri al momento di ripartire con il bambino.
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Il Gazzettino