Ambiente, i fiumi e i laghi bellunesi bocciati dall'Europa

Ambiente, i fiumi e i laghi bellunesi bocciati dall'Europa
BELLUNO - Cartellino giallo per laghi e fiumi bellunesi. Le acque nostrane rischiano l'infrazione. Non rientrano infatti negli standard qualitativi a cui le normative europee...

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BELLUNO - Cartellino giallo per laghi e fiumi bellunesi. Le acque nostrane rischiano l'infrazione. Non rientrano infatti negli standard qualitativi a cui le normative europee hanno imposto di adeguarsi entro il 22 dicembre di quest'anno. Se per fiumi e torrenti la situazione non preoccupa troppo, dai dati raccolti dalle 42 stazioni di campionamento Arpav risultano da bollino nero i tratti del Piave all'altezza di Santo Stefano di Cadore e, in Valbelluna, di Lentiai, quelli del Sonna all'altezza di Feltre e la parte di torrente Mis che attraversa Sospirolo, a dare i maggiori grattacapi sono tre laghi: Corlo, Cadore e Mis.




«In questi il livello di qualità, ottenuto dalla misurazione di diversi parametri - spiega Rodolfo Bassan dell'Arpav - è appena sufficiente quando, per rientrare nella normativa, dovrebbe essere almeno buono. Nel bacino del centro Cadore ci sono depuratori che scaricano direttamente nelle acque ma, a parte questo, a determinare i valori troppo bassi potrebbero essere diverse cause. La componente naturale, ovvero la presenza di terriccio dovuto all'erosione, potrebbe essere una di queste, ma non sono da escludere motivi antropici».



Verranno fatte le dovute indagini da cui poi scaturirà un piano mirato per la salvaguardia del patrimonio idrico. Passano l'esame, invece, il Misurina, il lago di Santa Croce, quelli di Alleghe e di Santa Caterina, con valutazioni non eccellenti ma che quantomeno raggiungono il livello "buono" e mettono così al sicuro dal rischio infrazione. Per quanto riguarda i fiumi, nei tratti incriminati i dati raccolti evidenzierebbero un'anomalia nella presenza di microrganismi, mentre non sembrano destare preoccupazione la presenza di piombo nel Piave e di arsenico nel torrente Cismo,, ritenute naturali e non pericolose, e gli scarichi industriali, molto limitati e mai diretti.



«La parte alta della provincia - prosegue Bassan - da sempre presenta valori peggiori rispetto al resto del Bellunese. I rilevamenti evidenziano acque non del tutto pulite, ma che tuttavia non si possono definire inquinate». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino