Usa, ritardi dopo un'invasione di pista al JFK: l'aeroporto newyorkese ostaggio di 40 tartarughe

Usa, ritardi dopo un'invasione di pista al JFK: l'aeroporto newyorkese ostaggio di 40 tartarughe
Nessun black out, problema in pista o nelle misure di sicurezza. Venerdì pomeriggio a tenere sotto scacco l'intero aeroporto JFK di New York ci hanno pensato 40...

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Nessun black out, problema in pista o nelle misure di sicurezza. Venerdì pomeriggio a tenere sotto scacco l'intero aeroporto JFK di New York ci hanno pensato 40 tartarughe della specie Malaclemys Terrapin (tartarughe dal dorso di diamante) che dalla Jamaica Bay si sono spostate sulle piste mandando in tilt le operazioni di decollo e causando lievi ritardi ai velivoli che si apprestavano a lasciare la Grande Mela.


Erano le 16.45 e diversi aerei hanno dovuto bloccare i loro movimenti in pista a causa degli animali che avevano deciso di invadere le piste. Cheryl Albiez, portavoce dell'autorità aeroportuale, ha detto che alcuni velivoli sono stati costretti, per un breve periodo, a mettersi in coda per consentire agli operatori della Port Authority di recuperare le tartarughe e accompagnarle fuori dall'area dell'aeroporto. Divertiti i passeggeri, che hanno dovuto attendere che la situazione fosse riportata alla normalità. «Il mio aereo è stato bloccato in pista perché c'erano delle tartarughe che ci attraversavano la strada. Non sono pazzo» ha scritto un utente su Twitter.
Per quanto bizzarro, le autorità aeroportuali del JFK sono abituate a queste pacifiche “invasioni”: la Jamaica Bay, infatti, vede ogni anno la migrazioni delle tartarughe che vi depositano le uova tra giugno e luglio. Già in passato si erano verificati “incidenti” simili e nel 2016 la Port Authority ha contato fino a 400 esemplari che si aggiravano sulle piste.

Nel 2013, l'Autorità aeroportuale ha installato delle barriere di sicurezza per impedire alle tartarughe di infiltrarsi. Da allora le passeggiate in pista sono diminuite del 50%, ma questo non è bastato per arrestare le più temerarie. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino