Una top-gun, una veterana-pilota: anche lei stuprata dai superiori. «Anche io sono una sopravvissuta. Non ho denunciato i miei aggressori perchè non credevo nel...
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È solo una delle tante donne soldato venuta a testimoniare al Senato in una udienza sugli sforzi dell'esercito per prevenire gli assalti sessuali e migliorare le risposte verso le vittime, in un'epoca in cui il movimento #Metoo non risparmia nessuno e gli assalti sessuali nelle caserme sono saliti del 10% nel 2017. Ma la sua notorietà e le sue accuse contro il cameratismo maschile, amplificano l'onda d'urto della sua toccante deposizione.
La veterana, diventata colonnello dopo 26 anni di servizio, non è infatti solo la prima donna ad aver pilotato un jet in guerra (in Iraq e Kuwait) ma anche la prima donna comandante di una squadra di caccia militari. Nel 2001 aveva fatto causa al Pentagono contro l'obbligo per le donne soldato americane in Arabia Saudita di indossare un copricapo fuori dalla base. E lo scorso anno aveva già rivelato al Wall Street Journal che era stata abusata dal suo coach di atletica alla scuola superiore.
McSally parla ora di «perpetratori», lasciando intendere di essere stata aggredita più di una volta, ma non fa i loro nomi e non precisa neppure se successe all'Air Force Academy o quando entrò in servizio attivo. «Sono rimasta in silenzio per molti anni, ma più tardi nella mia carriera, mentre l'esercito era alle prese con gli scandali, e le sue risposte erano completamente inadeguate, ho sentito la necessità di far conoscere ad alcune persone che anche io ero una sopravvissuta», ha detto quasi singhiozzando, riferendosi a ufficiali cui aveva confidato i suoi terribili segreti.
«Rimasi inorridita da come veniva gestito il mio tentativo di condividere le mie esperienze.
Il Gazzettino