NEW YORK – Con un giudizio che potrebbe avere ripercussioni colossali in molti degli Stati dell'Unione, la Corte Suprema degli Usa ha stabilito che una larga parte dello...
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Il ricorso era stato mosso dai Creek, su una materia molto locale, e cioè la condanna di un indiano da parte di un tribunale statale. L'individuo, tale Jimcy McGirt in realtà non merita nessuna simpatia, essendosi riconosciuto colpevole di violenze sessuali contro una bambina di 4 anni, ma sostiene che a giudicarlo non doveva essere lo Stato dell’Oklahoma, quanto piuttosto il governo federale, poiché il suo crimine era accaduto in territorio indiano. La legge americana prevede infatti che i crimini commessi in riserve indiane siano discussi in tribunali federali, non in quelli statali. L'Oklahoma tuttavia non riconosce neanche l'esistenza di una riserva indiana, e nonostante abbia il simbolo degli indiani sulla sua bandiera, sostiene che da quando è stato creato lo Stato, nel 1907, le pretese territoriali indiane vanno considerate estinte.
Le cosiddette “Five Civilized Tribes”, le "Cinque Tribù Civilizzate", sono originarie del sud est degli Stati Uniti, dove erano potenti e fiorenti, e dove realizzarono forti rapporti di interscambio e collaborazione con i primi coloni europei. I Creek, Cherokee, Choctaw, Seminole e Chickasaw impararono a scrivere e a leggere, cominciarono a vestirsi con abiti occidentali e a fare affari con i coloni. Per questo furono soprannominate le tribù “civilized”. Il che però non le protesse dall’ordine di rimozione emanato dal presidente Andrew Jackson nel 1830 (da notare: Donald Trump lo ha definito uno dei suoi presidenti preferiti).
Circa 100 mila indiani vennero allora obbligati ad attraversare a piedi mezza America, dal caldo sud-est fino ai territori del centro, in quello che venne chiamato “The Trail of Tears”, "Il sentiero delle lacrime" e che costò la vita a circa 15 mila anziani, donne e bambini.
Dopo quell’orrendo travaglio, le cinque tribù godettero di un periodo di tranquillità nella loro nuova terra. Ma non durò molto. Con la costruzione della ferrovia transcontinentale, i pionieri si spingevano sempre più a ovest, i patti firmati con gli indiani venivano ignorati, e le loro terre confiscate.
Successe così anche in Oklahoma, fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. E quando l’Oklahoma divenne Stato dell’unione, nel 1907, si impossessò di quasi tutto quel che rimaneva.
Ma cinque giudici della Corte Suprema hanno deciso che l'accordo firmato all'epoca del Trail of Tears non è stato mai cancellato, non c'è stata una legge del Congresso che l’abbia rescisso, e di conseguenza è da considerare ancora valido.
Impossibile dire che effetti questo parere storico avrà nel futuro su tante altre riserve che sono state piano piano strappate agli indiani. Ma bisogna ricordare che le posizioni della Corte Suprema nei confronti degli indiani è cambiata molto da quando proprio Gorsuch è entrato nella Corte. Giudice proveniente da Colorado, uno Stato dell'ovest che ha vissuto molti contrasti con le tribù indigene, e proprio questo conservatore di ferro si sta rivelando il più rivoluzionario di tutti. Già due precedenti decisioni, lo scorso anno, sono infatti passate grazie al suo voto, una a favore della nazione dei Crow, ai quali il Wyoming voleva togliere il diritto di caccia, e una a favore della tribù degli Yakama nello Stato di Washington, ai quali è stato confermato il diritto di non pagare tasse sul carburante, come era scritto sull'accordo con cui la tribù cedeva obtorto collo al governo federale parte delle proprie terre a scopo di esplorazione petrolifera. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino