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Le cronache del Southlands, regione meridionale della Nuova Zelanda, hanno dato spazio in questi giorni al trasloco di Merlyn Warren, 59 anni, da Hamilton, a nord, a Invercargill, all'estremo sud. Merlyn ha una società di servizi alla persona e ha deciso di trasferirsi nel cuore di una regione famosa per il brutto tempo: «Ma non è vero, e ci sono moltissime possibilità di lavoro». Merlyn offre addirittura alloggio a chi decide di trasferirsi : «Non pensateci su, venite a vivere qui!» è l'appello della signora, rilanciato dalle cronache locali. Il problema è che la Nuova Zelanda, dopo due anni di una serrata anti-Covid tra le più dure al mondo, non fa più sognare: per ora non i turisti (anche perché la riapertura sarà totale solo a fine luglio) ma nemmeno i neozelandesi. Forse stremati dalla chiusura, ma anche preoccupati da un'economia che la pandemia ha lasciato in asfissia.
LE STATISTICHE
Le statistiche nazionali hanno rivelato alcuni giorni fa che per la prima volta da anni l'isola ai nostri antipodi (5 milioni di abitanti) registra un saldo negativo migratorio: appena riaperte le porte, i giovani hanno cominciato a volare via.
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IL GOVERNO
Alcuni rapporti del governo stimano che da qui all'anno prossimo saranno almeno 50mila i neozelandesi a lasciare l'arcipelago. Una cifra che potrebbe arrivare a 125mila persone se si aggiungono i giovani che hanno ritardato il viaggio post-diploma a causa del Covid. Anche la premier Jacinda Ardern è entrata nella questione, cercando di sdrammatizzare cifre che a suo avviso non sono così allarmanti: «I viaggi all'estero fanno parte della nostra storia e sono un rito di passaggio per tanti neozelandesi», ha detto sottolineando che lei stessa ha vissuto un periodo a Londra. «Fa parte della storia e delle tradizioni della nostra nazione avere neozelandesi che vanno e vengono e hanno esperienze all'estero, sviluppando in questo modo competenze e talenti». Le frontiere riapriranno totalmente alla mezzanotte del 31 luglio, con due mesi di anticipo rispetto al calendario inizialmente previsto. Le porte si erano chiuse subito, nel marzo 2020, all'inizio della pandemia. Il paese ha registrato uno dei tassi di letalità tra i più bassi al mondo, ma in queste ultime settimane molte voci si sono levate contro le misure drastiche prese per arginare la circolazione del virus. La riapertura «è una buona notizia per le famiglie, per le imprese e anche per chi vuole immigrare», ha dichiarato la premier. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino