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È una donna, Kim Potter, l'agente di polizia che ha sparato e ucciso il 20enne afroamericano Daunte Wright. Lo riportano i media americani, sottolineando che Potter è una veterana nel dipartimento di Brookyln Center, poco distante da Minneapolis. Potter è infatti nel dipartimento di polizia da quasi 26 anni. Al momento Potter, 48 anni, è in congedo amministrativo. Il medico legale «ha confermato l'identità dell'uomo che è morto durante l'indicente in Daunte Demetrius Wright, 20 anni, di Minneapolis. Wright è morto per una ferita da arma da fuoco», aggiunge la nota.
Intanto a Brooklyn Center, centro vicino a Minneapolis dove è stato ucciso il 20enne afroamericano, ci sono state decine di arresti. Secondo indiscrezioni riportate dai media americani, decine di persone sono state arrestate per violazione del coprifuoco e per non aver
rispettato l'ordine di sgombrare.
Minneapolis, polizia uccide ventenne afroamericano: scatta il coprifuoco nella città
La polizia ha sgomberato lentamente l'area limitrofa alla stazione di polizia. La tensione resta alta ma la polizia sembra aver il controllo della situazione senza, al momento, usare la forza. I manifestanti indietreggiano continuando a cantare 'no justice, no peacè.
Cosa è successo
Alle due di pomeriggio di domenica, ad una quindicina di chilometri a nord della città, gli agenti hanno fermato un'auto con dentro una giovane coppia, perché da un controllo sulla targa il bollo risultava scaduto. Al volante c'era il ventenne di colore Daunte Wright, e al suo fianco la giovane fidanzata. A questo punto è la madre Katie a raccontare quanto è accaduto: «Daunte mi ha chiamata per chiedere dov'era il contrassegno dell'assicurazione.
L'errore e il colpo fatale
Un terzo agente è arrivato sulla scena: è una donna della quale vediamo solo le mani in azione. Cerca prima di afferrare il gomito di Daunte, poi gli urla che ha estratto il taser e sta per colpirlo con una scarica elettrica. Preme il grilletto, e solo a quel punto si rende conto di avere tra le mani non la barra elettrificata, ma la pistola di ordinanza. «Gli ho sparato!» grida tra la sorpresa e l'orrore, mentre l'auto riprende la marcia per poi infrangersi contro un'altra vettura. I due altri agenti guardano la collega con facce sgomente. E' stato un ennesimo, tragico errore; questa volta una poliziotta all'apparenza bianca, ha ucciso per errore durante un controllo un giovane di colore. A poca distanza dal luogo dell'incidente una folla di manifestanti presidiava da dieci giorni il palazzo del tribunale nel quale si sta celebrando il processo contro l'agente Derek Chauvin, quello che ha tenuto pressato per nove minuti le sue ginocchia sulla schiena e sul collo di George Floyd, morto per asfissia durante l'arresto. La protesta è partita immediatamente. Un gruppo di 100-200 persone sono andate di fronte al portone della centrale di polizia di Brooklyn Center. Volano mattoni e lattine contro gli agenti, che hanno risposto con proiettili di gomma e lacrimogeni.
Il Gazzettino