Compare anche il nome di Damian Green, il numero 2 del governo di Theresa May, associato fra l'altro al noto sito di scambisti Ashley Madison, nel dossier sui presunti...
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Anche il ministro della difesa britannico Michael Fallon, è coinvolto - seppur indirettamente - nello scandalo molestie a Westminster. La vicenda risale al 2002 ed è stata rivelata dal Sun. Secondo quanto ricostruito dal tabloid britannico durante una cena Fallon fece cadere una mano sul ginocchio della conduttrice radiofonica Julia Hartley-Brewer. L'attuale ministro non nega l'episodio, anche se un portavoce sottolinea che avvenne 15 anni fa, che Fallon chiese subito scusa e che l'incidente si chiuse lì per entrambi. Parole confermate da Hartley-Brewer, che racconta di aver allora detto a Fallon che «se lo avesse fatto di nuovo gli avrei dato un pugno in faccia», ma afferma d'aver comunque accettato le scuse e in un tweet scrive di non essersi sentita «neppure lontanamente offesa o a disagio».
La polemica però rimane, amplificata dalla pubblicazione di un dossier di presunti molestatori da parte del Times lunedì 30 ottobre.
Nessun nome è stato reso pubblico, ma si fa riferimento fra l'altro a un ministro di alto rango additato per l'abitudine di «allungare le mani» sulle donne in occasione di party ed eventi sociali. Nella lista - intitolata "Parlamentari ad alta libido" - ci sono anche 4 deputati laburisti, inclusi due ex ministri ombra.
La premier britannica Theresa May ha definito «intollerabile» lo scandalo molestie a Westminster. «Si deve agire al più presto», ha scritto la premier conservatrice in una lettera inviata allo Speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, mentre aumentano i sospetti di abusi a carico di deputati che avrebbero agito indisturbati nel palazzo della politica britannica prendendo di mira segretarie e stagiste. May propone una serie di misure per introdurre la tolleranza zero contro questi casi, ad esempio rendendo più facile per i funzionari la segnalazione degli abusi subiti rivolgendosi ad un servizio indipendente pensato ad hoc. «È necessario anche offrire una adeguata tutela a quegli assistenti che sono impiegati direttamente dai deputati e i cui diritti sono limitati rispetto a quelli dello staff parlamentare», ha precisato la May. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino