Aids, anticorpo monoclonale previene infezione nelle scimme: verso la sperimentazione nell'uomo

Aids, anticorpo monoclonale previene infezione nelle scimme: verso la sperimentazione nell'uomo
La ricerca continua per trovare una cura all'Aids. Un anticorpo monoclonale ha dimostrato di bloccare nelle scimmie l'infezione del virus Hiv responsabile dell' Aids e...

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La ricerca continua per trovare una cura all'Aids. Un anticorpo monoclonale ha dimostrato di bloccare nelle scimmie l'infezione del virus Hiv responsabile dell' Aids e potrebbe essere sperimentato nell'uomo nel 2022. I risultati, relativi agli effetti dell'anticorpo chiamato leronlimab, sono pubblicati sulla rivista Nature Communications dal gruppo americano guidato dall'Università dell'Oregon. «I nostri risultati indicano che questo anticorpo potrebbe essere una nuova arma contro l'epidemia di Hiv», osserva il coordinatore della ricerca Jonah Sacha, dell'Istituto di vaccini e terapia genica del Centro nazionale dell'Oregon per la ricerca sui primati.

 

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I ricercatori hanno studiato il modo in cui l'anticorpo si lega a una delle principali porte d'ingresso del virus Hiv nelle cellule, ossia il recettore CCR5. «Il potenziale è rivoluzionario perché siamo in grado di avere uno strumento in grado di imitare le mutazioni genetiche del recettore CCR5 che rendono alcuni individui immuni all'infezione», aggiunge un altro autore della ricerca, l'immunologo Lishomwa Ndhlovu, del Weill Cornell Medicine in New York. Realizzato dall'azienda CytoDyn, l'anticorpo monoclonale è iniettabile e impedisce al virus Hiv di entrare nelle cellule attraverso il recettore CCR5. Nella sperimentazione è stato somministrato a tre gruppi di macachi rhesus, ciascuno composto da sei individui. Due gruppi hanno ricevuto dosi diverse dell'anticorpo, mentre il terzo era un gruppo di controllo. Gli animali che avevano ricevuto la dose più alta, ossia 50 milligrammi per chilogrammo di peso a settimane alterne, sono stati completamente protetti dal virus, mentre due degli animali che hanno ricevuto la dose più bassa di 10 milligrammi per chilogrammo a settimana sono stati infettati, così come gli animali del gruppo di controllo. L'azienda sta già producendo le dosi in vista della sperimentazione clinica, che per l'uomo saranno più basse rispetto a quelle utilizzate in questo studio. 

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Il Gazzettino