La macchina della pubblica amministrazione non si è fermata, dopo la firma dell'intesa sul rinnovo del contratto per 240 mila statali il lavoro è proseguito a...
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Intanto l'Aran, l'agenzia che ha negoziato per la ministra Madia, ha spedito in serata a palazzo Vidoni, la sede della Funzione pubblica, la relazione tecnica, bruciando le tappe (ha speso tre giorni invece dei dieci a disposizione). Ora la palla ripassa al Governo, che dopo il parere della Ragioneria generale, deve dare il suo via libera all'accordo raggiunto la scorsa settimana con i sindacati. Semaforo verde che sarà acceso, se tutto fila liscio, nel primo Consiglio dei ministri utile.
Non è però ancora finita, la trafila burocratica prevede anche il pronunciamento della Corte dei Conti. Senza intoppi però si potrebbe anche chiudere tutto a fine gennaio, con la sottoscrizione definitiva del contratto. Un calendario che permetterebbe al Tesoro di preparare i cedolini rinforzati per il mese di febbraio, completando tutto il complicato iter prima della scadenza dell'esecutivo, in carica fino al 4 marzo, la data delle nuove elezioni.
Tecnicamente è quindi possibile, altrimenti, se alcune fasi dovessero richiedere più tempo, si sbloccherebbe tutto alla fine di marzo. E a quel punto la busta paga diventerebbe "extra large" con arretrati, primo incremento contrattuale e bonus per le fasce basse. L'aumento cumulato lordo, inglobando tutto, andrebbe dai 454 agli 829 euro. Di certo per la fine del 2018 l'incasso dovuto al rinnovo sarà di 1.273 per il gradino inferiore della scala retributiva per salire ai 1.999 euro della cima. «È un risultato positivo e apprezzabile, sapendo da quale ristrettezza economica si partiva», dice Franco Martini della Cgil. Di sicuro «gli arretrati rappresentano la parte più importante del rinnovo», sottolinea Ignazio Ganga della Cisl.
Anche la Uil non esclude che si possa fare in tempo per febbraio: «Può anche darsi - spiega Antonio Foccillo - se tutte le procedure vengono fatte il più velocemente possibile». «Spero che i temi siano stretti, che a marzo il contratto sia nelle tasche dei lavoratori, dopo nove anni di attesa», ricorda Massimo Battaglia della Confsal Unsa.
Fin qui la partita che riguarda gli statali in senso stretto ma ci sono altri tre contratti da riscrivere.
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Il Gazzettino