Niente più co.co.co nella Pubblica Amministrazione. Lo prevede il Jobs act, che allo Stato ha anche concesso una riserva di tempo: il divieto nel pubblico impiego...
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Per gli statali ci sarebbe di mezzo il concorso. Gentile sottolinea che una sorta di misura-ponte è stata trovata per i co.co.co dell'Inail, che da sola ne ha 490, con possibilità di passaggio a contratto a tempo determinato della durata di un anno. La risposta dovrebbe essere inserita nel Testo Unico del pubblico impiego, che deve attuare un giro di vite sulle forme di lavoro flessibili.
Sul punto è intervenuta di recente e in maniera tranchant anche la ministra della P.a, Marianna Madia, spiegando che è arrivata l'ora di «mettere fine al precariato». Le nuove regole però saranno presentate a febbraio e impiegheranno alcuni mesi prima di entrare in vigore. Quindi c'è da gestire una fase di 'vuotò per cui l'unica cosa certa è che «i contratti di collaborazione non possono più essere fatti, rinnovati o prorogati», dice il sindacalista. Gentile fa poi presente che non c'è solo il problema dei co.co.co ma anche di tutti i contratti a termine: «80 mila nel complesso della Pubblica Amministrazione, in scadenza a fine 2018. Per più di mille però il limite è la fine del 2016».
Tornando ai co.co.co, gli ultimi dati, relativi al 2014, danno attivi circa 40 mila contratti di questo tipo, concentrati per lo più nel settore universitario, accademico, e della ricerca, ma la presenza è forte anche nella sanità come a livello locale.
Il Gazzettino