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Pensioni più alte nel 2022. Dopo lo stop dell’anno scorso, torna infatti la rivalutazione degli assegni. Inoltre, con il taglio dell’Irpef in arrivo, i trattamenti sopra i 15 mila euro lordi l’anno avranno un ulteriore incremento. Con i benefici maggiori previsti per i redditi intorno a 50 mila euro lordi l’anno. La revisione delle detrazioni per tutte le categorie di contribuenti - ma i dettagli sono ancora da definire - porterà poi per i pensionati un aumento della soglia di esenzione al di sotto della quale non sono dovute imposte. Finora il limite era fissato a 8.130 euro e dovrebbe salire fino a 8.500.
Tasse, per i redditi bassi taglio di oltre mille euro
Pensioni, il decreto
Il decreto del ministero dell’Economia, di concerto con il dicastero del Lavoro, con il tasso di rivalutazione degli assegni pensionistici è stato pubblicato lo scorso 26 novembre in Gazzetta ufficiale. A causa della decisa impennata dell’inflazione degli ultimi mesi, il valore è stato fissato all’1,7%, dopo che nel 2021 le pensioni non erano state adeguate al carovita visto che l’anno precedente i prezzi avevano fatto segnare un andamento negativo. È inoltre possibile che la percentuale provvisoria di rivalutazione, che viene stabilita sulla base dei primi nove mesi di quest’anno, potrebbe essere un po’ più bassa di quella effettiva, vista la progressiva crescita dell’inflazione registrata negli ultimi mesi. La quota mancante verrà in ogni caso recuperata nel 2023.
Stavolta comunque la perequazione delle pensioni (così viene definita tecnicamente la rivalutazione) potrà sfruttare un meccanismo di calcolo più vantaggioso degli ultimi anni: l’incremento verrà infatti applicato totalmente sulla fascia di pensione che arriva a 4 volte il minimo Inps (26.680 euro l’anno lordi), al 90 per cento sulla fascia che va da 4 a 5 volte e al 75% oltre le 5 volte (vale a dire sopra i 33.475 euro lordi l’anno).
Il guadagno
Alla rivalutazione delle pensioni si sommerà quindi il beneficio del minor carico fiscale, variabile in base al reddito. Il guadagno crescerà progressivamente fino a un picco intorno ai 50 mila euro di reddito per poi tornare a diminuire. Fino a quota 15 mila ci sono solo gli effetti della rivalutazione (circa 200 euro al massimo). Salendo a 20 mila euro di pensione lorda all’anno l’aumento arriva a 344 euro, mentre a 40 mila euro l’incremento si spinge fino a 1.016 euro. Poi cresce ancora sfruttando il calo delle aliquote e arriva a circa 1.330 euro per un reddito intorno a 50 mila euro lordi. Il beneficio dovuto al taglio delle tasse poi si riduce fino alla quota fissa di 270 euro, mentre la rivalutazione ovviamente varia in base all’importo della pensione.
Nella tabella i risparmi medi previsti per i redditi da lavoro o da pensione con il taglio dell'Irpef (non è considerata la rivalutazione degli assegni)
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Il Gazzettino