Bankitalia: Etruria non ci ascoltò: le 4 azioni urgenti mai attuate

Bankitalia: Etruria non ci ascoltò: le 4 azioni urgenti mai attuate
dal nostro inviato AREZZO -Quattro obiettivi da raggiungere per trovare un partner ed evitare il disastro. Perché già da dicembre 2013, per Bankitalia, l'ex...

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AREZZO -Quattro obiettivi da raggiungere per trovare un partner ed evitare il disastro. Perché già da dicembre 2013, per Bankitalia, l'ex Popolare di Etruria e Lazio «non era più in grado di intraprendere in via autonoma la strada del risanamento». E' nella ”parte riservata” della relazione che si legge come via Nazionale avesse indicato all'ex Bpel la strada per riuscire nell'aggregazione con un altro gruppo individuando i «decisi interventi sulla pesante struttura dei costi». E invece nulla è stato fatto, anzi, Bankitalia accusa l'ultimo cda per «una strategia dilatoria restia a implementare decise misure correttive, necessarie per creare le premesse per un concreto interessamento da parte di eventuali partner». I quattro i punti rimasti lettera morta, già indicati alla banca da Kpmg e ripresi dalla Vigilanza, sono il cuore delle contestazioni ai vertici dell'ex Bpel da parte di Palazzo Koch, che sta quantificando le sanzioni dopo il parere «sfavorevole» nei confronti del presidente Lorenzo Rosi, dei due vice presidenti Pierluigi Boschi e Alfredo Berni, e dei consiglieri Claudia Bugno, Andrea Orlandi, Luciano Nataloni, Luigi Nannipieri e Claudio Salini.

I QUATTRO PUNTI
Ed eccole quelle «azioni urgenti» mai messe in atto. I vertici dell'ex Bpel avrebbero dovuto «isolare il credito anomalo e rafforzare la capacità industriale di recupero, mediante la creazione di una divisione specializzata per la gestione dei crediti non performing, eventualmente conferibile in un veicolo valorizzabile sul mercato». Il secondo imponeva di «ridurre strutturalmente i costi» attraverso «la razionalizzazione della rete territoriale, con cessione o chiusura di sportelli non redditizi o collocarti al di fuori delle aree di tradizionale insediamento; la riduzione del personale in eccesso, utilizzando tutti gli strumenti giuslavoristici a disposizione; la rinegoziazione dei contratti con i principali fornitori compresi quelli relativi all'It (Cedacri)». E infine Bankitalia aveva prescritto di «implementare altri interventi, quali la dismissione di partecipazioni, qualora se ne fosse presentata l'occasione in un quadro più ampio di spending review». Nulla di fatto.
LE ACCUSE
Scrivono gli ispettori: soltanto negli ultimi due mesi il cda in carica da maggio 2014 ha avviato le «prime tangibili iniziative di razionalizzazione dei costi». Era il 22 dicembre 2014 quando è partita la trattativa con le organizzazioni sindacali per il contenimento di 410 unità. E ancora: «dal lato della questione dell'abnorme mole di partite deteriorate, nonostante la decisione di creare una divisione ad hoc, rileva l'inerzia registratasi nel porre in essere una gestione proattive: tutte le azioni di efficientamento ipotizzate per il comparto sono rimaste per lo più sulla carta (veicolo da cedere sul mercato, cessione in parte delle posizioni più coperte, riequilibrio della capacità di recupero). A fine anno sono invece state intraprese estemporanee iniziative svincolate da precisi programmi strategici (come la due diligence di Uccmb) il cui unico effetto è stata la valutazione di un soggetto estraneo sulla necessità di innalzare le partite deteriorate.
L'ULTIMA RIUNIONE

«Solo nella sua ultima riunione dell'11 febbraio 2015 - si legge ancora - il cda riunitosi anche per deliberare i risultati preliminari al 31 dicembre 2014, dopo l'approvazione delle perdite ispettive di 200 milioni di euro avvenuta il 30 gennaio - ha avvertito la necessità di innalzare le coperture sulla restante parte del portafoglio secondo criteri più consoni all'attuale contesto economico (ulteriori accantonamenti per 217 milioni di euro) a tale adeguamento si sono accompagnati un drastico ridimensionamento del Cet1 (parametro che misura la solidità di una banca, ndr) sceso al di sotto dell'1 per cento e una perdita d'esercizio stimata in 517 milioni di euro». Poi è arrivato il commissario. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino