Ilva, chiusura appesa a un filo: incontro Conte-Mittal ultimo spiraglio

La strada è in salita e la possibilità che si riapra la trattativa è appesa ad un filo. La convinzione che tutti i piani alternativi ad ArcelorMittal possano...

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La strada è in salita e la possibilità che si riapra la trattativa è appesa ad un filo. La convinzione che tutti i piani alternativi ad ArcelorMittal possano essere più costosi e complicati spinge il governo a tentare sino all'ultimo di riportare la multinazionale franco-indiana al tavolo della trattativa. Oggi al ministero dello Sviluppo Economico di Stefano Patuanelli si terrà l'incontro tra azienda e sindacati, ma il boccino sta altrove e passa per il filo mai interrotto tra Giuseppe Conte e la famiglia Mittal. Dieci giorni fa furono Lakshmi Mittal e il figlio Aditya Mittal ad incontrare il presidente del Consiglio a palazzo Chigi.


ArcelorMittal: entro il 15 gennaio altiforni spenti. Emiliano: «Un bluff». Allarme indotto

IL MOMENTO
La risposta, o la controproposta promessa da Conte al termine del colloquio, la proprietà dello stabilimento di Taranto non l'ha ancora ricevuta. Con l'incontro di oggi, ospitato dal Mise, inizia però di fatto una trattativa, anche se l'esito è molto incerto. Posto che l'azienda ha chiesto una riduzione di più della metà della forza lavoro impegnatata a Taranto, è difficile che con la riunione di oggi si possa riaprire un confronto tra Laura Morselli, ad di ArcelorMittal-Italia, e i sindacati. Un peso diverso potrebbe averlo un successiva faccia a faccia tra il ministro Patuanelli e i vertici dell'ex Ilva che potrebbe tenersi a breve e preparare l'incontro di Conte con la famiglia Mittal. Il presidente del Consiglio ha avocato a sè la vicenda sin dal primo momento e, dopo l'incontro del 6 novembre, ha cercato di mettere in pista ipotesi alternative, ha alzato i toni dello scontro giudiziario con il ricorso dei commissari, ha minacciato un lungo contenzioso giudiziario, e mandato però al tempo stesso più di un segnale di fumo all'azienda evocando ipotesi di interventi dell'Europa e ulteriore ricorso ad ammortizzatori sociali, anche se non nelle quantità evocate dall'azienda.
 

Formalmente le posizioni restano rigide e molto distanti. ArcelorMittal continua nelle operazioni di spegnimento e smentisce qualsiasi ipotesi di prolungamento dell'attività, mentre governo e sindacati sostengono che la multinazionale non può stracciare il contratto sottoscritto solo pochi mesi fa. Una drammatizzazione che coinvolge quasi dieci mila lavoratori che al governo chiedono non vengano spenti gli altiforni. L'obiettivo immediato di Conte, sollecitato sul punto da più parti, resta quello di impedire che, con la chiusura degli altiforni, lo stabilimento risulti di fatto inservibile. Occorre quindi fare in fretta, ed è per questo che la prossima settimana potrebbe risultare decisiva sia sul fronte giudiziario (a Milano i commissari hanno presentato ricorso sulla decisione di ArcelorMittal) sia su quello della trattativa.

Uno sconto sul canone di affitto, il ripristino dello scudo penale e, soprattutto, concessioni sul numero degli occupati, potrebbero essere argomenti in grado di riportare la multinazionale al tavolo della trattativa. Argomenti che potrebbero spingere l'azienda a riconsiderare i termini dell'investimento. Condizioni che potrebbero anche migliorare qualora il mercato dell'auto - come qualcuno sostiene - dovesse riprendere nella seconda metà del nuovo anno o l'Europa decidesse di restringere di nuovo le maglie dell'importazione di acciaio da paesi extraeuropei che riescono ad essere più competitivi anche grazie al dumping ambientale.
La decisione di rinviare il consiglio dei ministri alla prossima settimana si spiega anche con la volontà del presidente del Consiglio di avere, un quadro più chiaro sugli obiettivi della multinazionale. Elementi che solo la famiglia Mittal può dare sulla base delle contro-proposte che il governo sarà in grado di mettere sul tavolo. Un aiuto non da poco a Conte è ieri arrivato dal leader del M5S Luigi Di Maio il quale, dopo una serie di altalenanti affermazioni, sembra voler dare a Conte anche lo strumento dello scudo penale avversato da un gruppetto di parlamentari grillini guidati dall'ex ministra Lezzi.

Anche se il tema dello scudo non appare ora centrale nella trattativa e nelle scelte di ArcelorMittal, resta un elemento non marginale sul quale potrebbe naufragare tutto mettendo definitivamente alla porta non solo il gruppo franco-indiano ma anche eventuali nuovi investitori anche se per ora non si scorgono.
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Il Gazzettino