Ecco il Festival ventidue più due. Ventidue big e i due nuovi talenti usciti dal rinnovato concorso dei giovani. Ne viene fuori un panorama multitask e che ha il coraggio...
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RINNOVAMENTO
Al fronte del rinnovamento si possono ascrivere anche i Negrita che, pur essendo già passati dal Festival e avendo una lunga vita alle spalle, continuano a rappresentare la vitalità del filone rock. Vanno ad aggiungersi a Motta, Ghemon, agli Zen Circus, a Irama, a Ultimo già annunciati ieri e al subentrato Einar. Non solo: la tendenza al rinnovamento avrebbe potuto essere anche più pronunciata, perché gente come Calcutta era pronta a dire di sì, ma non aveva la canzone per il Festival. Vuol dire che non c’è più diffidenza verso il Festivalone e questo è il merito maggiore di Claudio Baglioni, che è riuscito laddove altri direttori artistici non avevano osato arrivare. Fra i nomi rivelati ieri sera un colpo è sicuramente quello che riguarda il ritorno dopo cinque anni di Daniele Silvestri con Argento vivo. Un altro nome pesante è quello di Patty Pravo, che torna stavolta in coppia con Briga, ragazzo lanciato da Amici: canteranno un pezzo che si chiama Un po’ come la vita. Singolare anche la combinazione che segna il ritorno di Nino D’Angelo associato a Livio Cori, rapper napoletano di 27 anni che è anche il personaggio di O’ Selfie in Gomorra. Era previsto il recupero di Arisa, passata sotto l’ala protettrice di Caterina Caselli, con un titolo augurale, Mi sento bene. E al fronte dei ritorni si può iscrivere anche Francesco Renga che canterà Aspetta che torni. Ultimo dei secondi undici Enrico Nigiotti con Nonno Hollywod.
Insomma, visto il cast al suo completo, si può dire che il vero Sanremo giovani sarà a febbraio, anche perché il concorso trasformato in festival a sé stante ha rivelato da una parte un deficit artistico, dall’altro non ha riscosso neppure il favore televisivo. La prima serata è andata un po’ meglio di un anno fa (due punti in più con il 13,09 per cento e 2,4 milioni di spettatori), ma è stata decisamente sottotono in una giornata televisiva senza concorrenza. Troppo lunga la serata, poco interessanti i ragazzi in gara, eppure c’era il ritorno di Pippo Baudo che pure ha fatto il suo. Probabilmente il concorso andrà ripensato ancora una volta, anche se l’idea di scorporarlo dal festival maggiore, dando spazio ai migliori, è una buona scelta.
LA QUALITÀ
A questo, però, va aggiunto il problema della qualità. Nella seconda serata, quella di ieri, il panorama è comunque migliorato con la personalità di Francesca Miola con Amarsi non serve, voce interessante, suoni originali, segnalata anche lei dal Mei (la migliore di tutto il lotto delle 24 nuove proposte), l’andatura divertente del pezzo dei La Rua, Alla mia età, che si propone come tormentone spensierato, la presenza vocale di Federico Angelucci, undici anni dopo la sua vittoria ad Amici (testimonianza vivente della labilità del successo da talent) con L’uomo che verrà. Quanto alla pattuglia di derivazione etnica (c’erano anche la marocchina lussemburghese Nyvinne, e in qualche modo anche il cantautore pop rock funky reggae di padre italo argentino Saita con Niwrad) l’egiziano milanese Mahamood, con Gioventù bruciata si è fatto notare per la sua potenza vocale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino