Torino 38/2-3. D'Angelo omaggia Di Leo E poi donne, donne, fortissimamente donne

Torino 38/2-3. D'Angelo omaggia Di Leo E poi donne, donne, fortissimamente donne
Storie femminili in primo piano. Al Torino Film Festival il cinema delle donne trova una consacrazione assoluta. WILDFIRE di...

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Storie femminili in primo piano. Al Torino Film Festival il cinema delle donne trova una consacrazione assoluta.

WILDFIRE di Cathy Brady (Concorso) – Lauren e Kelly sono sorelle. Vivono nel Nord Irlanda. Il padre è morto in un attentato, la madre successivamente si è suicidata. Kelly scompare da casa e dopo un anno torna dalla sorella e dal cognato. Ma la situazione è complicata, mentre anche una zia, che si era presa cura delle ragazze rimaste orfane, ora porta ulteriori attriti all’interno del nucleo familiare. La vita travagliata personale si intreccia con la rabbiosa vita sociale e politica dell’Ulster e la regista cerca un parallelo costante alle tragedie personali e collettive. Ma tutto il film appare fin troppo programmaticamente disperato e il dramma si consuma nella consueta escalation di psicologie infrante e disturbate, tra rancori e bugie, fino a un finale dove per fortuna si sfiora solo l’ipotesi di una copia di Thelma e Louise. Voto: 5,5.

MICKEY ON THE ROAD di Mian Mian Lu (Concorso) – Mickey e Gin Gin (ma curiosamente solo la prima ha diritto al titolo) sono amiche e vivono a Taiwan. Mickey sta con la mamma, che è depressa da quando il marito se n’è andato senza lasciare traccia, e sogna di far parte della squadra di arti marziali, solitamente riservata ai maschi; Gin Gin balla nelle discoteche e spera di raggiungere un presunto fidanzato in Cina, dove probabilmente si trova anche il papà di Mickey. Le due ragazze partono per Guangzhou. Una commedia, con tinte di dramma, a due voci, che indaga sull’identità, sulla mancanza dei padri, sulle realtà politiche assai diverse e sulle disillusioni della vita. Un po’ troppo schematico, con qualche simbolismo (nel finale) evitabile, ma capace di raccontare realtà adolescenziali di oggi tra i sogni e le ostilità del mondo. Voto: 6,5.

CALIBRO 9 di Toni D’Angelo (Fuori Concorso) – Dedicato a Fernando Di Leo fin dal titolo e impreziosito per l’occasione anche dalla presenza di Barbara Bouchet, una storia complessa di cosche legate alla ‘ndrangheta, con al centro un avvocato milanese, figlio di un boss ucciso anni prima e di cento milioni di euro spariti nei traffici telematici. Si spara in continuazione, tra inseguimenti e morti; si perdono i confini tra bene e male, con i soliti poliziotti ambigui; si fa un po’ il giro del mondo in cerca di saldare i conti. Il ritmo non manca, ma non c’è alcuna sorpresa. Senza troppo mordente, un po’ a pilota automatico. Con Michele Placido e Alessio Boni. Voto: 6.

LUCKY di Natasha Kermani (Le stanze di Rol) – Autrice di libri di auto-aiuto, May Rider si vede minacciata ogni notte da un individuo che entra in casa per ucciderla. Ma ogni volta che crede di averlo invece ucciso lei, lo sconosciuto sparisce. La polizia indaga, ma probabilmente crede poco a questi assalti, mentre il marito se ne va di casa. Un film che parla di ossessioni e di donne in pericolo, spesso non credute, giocando con abilità con i cliché del genere. Peccato nel finale voglia esplicitarsi nel manifesto “politico” di denuncia delle donne minacciate (una lunga sequenza di aggressioni), perdendo quella dimensione più misteriosa e ambigua. Voto: 6,5.

 

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Il Gazzettino