L’Argentina ha ufficializzato oggi, con un comunicato del governo e la dichiarazione del presidente della Repubblica Mauricio Macri, la candidatura a ospitare la Coppa del...
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L’Italia pochi giorni fa ha annunciato il ritiro della candidatura a ospitare la Coppa del Mondo 2023, per la quale resta in lizza Irlanda, Francia e Sudafrica. L’ha annunciato il neoletto presidente della Fir Alfredo Gavazzi, motivandolo con le condizioni economiche venute meno a causa del ritiro della candidatura di Roma all’Olimpiade 2024. Così facendo ha svelato un bluff e un difetto di democrazia della sua gestione ovale.
Il bluff è che il rugby italiano oggi, a differenza di quello argentino, non è abbastanza solido, strutturato e sviluppato (al di là delle chiacchiere federali e dell’Olimpico sold out 2-3 volte l’anno) per sostenere una candidatura in autonomia. La sede dell’Olimpiade 2024 sarà assegnata a settembre 2017, quella del Mondiale a novembre 2017. Se Roma avesse continuato la sua corsa, ma al suo posto il Cio avesse scelto una delle altre candidate (Parigi, Los Angeles, Budapest) cosa sarebbe successo? la Fir avrebbe ritirato la candidatura a due mesi dal voto? Bell’esempio di credibilità.
Il difetto di democrazia è che tale decisione, la rinuncia alla candidatura ai Mondiali, avrebbe dovuto passare dal consiglio federale, che l’ha votata, non solo dal suo presidente. Consiglio che non risultato invece coinvolto. Bel modo di iniziare un quadriennio anche per gli 8 consiglieri federali (gli altri 2 sono di opposizione) che hanno riposto la fiducia sulle virtù rugbistche, imprenditoriali e democratiche della gestione Gavazzi.
Anche fuori dal campo di rugby, come dentro, ci tocca imparare dall’Argentina. (Ivan Malfatto) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino