Il dopo Conte: in gioco la "sopravvivenza" dell'Italia

Il dopo Conte: in gioco la "sopravvivenza" dell'Italia
L’addio di Antonio Conte alla Nazionale non sorprende. Un addio annunciato. «Mi era stato chiesto di fare chiarezza perchè si potesse programmare il dopo, mi...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L’addio di Antonio Conte alla Nazionale non sorprende. Un addio annunciato. «Mi era stato chiesto di fare chiarezza perchè si potesse programmare il dopo, mi sembra di aver fatto una cosa corretta», ha spiegato il ct. Ma nello stesso tempo, da serio professionista, Conte all’Europeo darà l’anima per l’Italia, anche per chiudere in bellezza: «In Francia saremo squadra, daremo tutto e vedrete che qualcosa succederà».


Resta il problema del dopo. Sarà una scelta fondamentale come mai in passato. L’Italia deve scalare le posizioni del ranking Fifa, rischia - come in altri settori del Paese - di restare indietro, di vedersi sopravanzare dalle nazioni emergenti. Ed il nuovo arrivato dovrà innanzitutto riprogrammare in fretta e furia il Mondiale 2018 in Russia.

Le ragioni dell’addio di Conte non sono banali: «Mi sento poco utilizzato in virtù delle promesse che mi erano state fatte, come disponibilità e possibilità di lavoro, cosa che alla fine non è avvenuta». In sintesi: «Avrei fatto fatica a stare altri due anni in garage, dove senti il profumo della gomme, dei motori, ma non quello dell’erba e del campo». Conte, in particolare, non ha gradito l’ostilità dei club e della Lega, indisponibili a riconoscere il valore aggiunto della Nazionale, tanto da opporsi agli stage a lui tanto cari.


Problemi che si ritroverà anche il nuovo selezionatore della Nazionale. E la panchina azzurra scotta al punto che le defezioni preventive sono già arrivate: Donadoni, Capello e Ranieri si sono sfilati. E così Tavecchio sta allargando la rosa: da Mancini a Mazzarri, da Ventura a Tardelli, da Cannavaro a Di Biagio. E chi più ne ha, più ne metta. E perchè no uno straniero, si dice da più parti. Ad apparire sbagliato è l’approccio: prima è bene definire programma e obiettivi e su queste basi individuare poi l’identikit del nuovo ct. Il primo punto è quello di ricostruire quel "vivaio" che ha fatto le fortune dell’Italia calcistica. Non servono piani decennali. Serve una rivoluzione, come ha fatto la Germania che, conscia degli insuccessi, è ripartita da zero, scardinando l’esistente e mettendo in campo idee nuove e progetti concreti. Fino a vincere il Mondiale, proprio grazie alle nuove leve. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino