Nel libro di Bob Dylan le lodi a "Volare" di Domenico Modugno

Bob Dylan
«Non è possibile ascoltare ne’ fare esperienza di una melodia più orecchiabile. Anche se non la sentite, la sentite. Si scava la sua via nell’aria....

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«Non è possibile ascoltare ne’ fare esperienza di una melodia più orecchiabile. Anche se non la sentite, la sentite. Si scava la sua via nell’aria. È l’esempio perfetto di quando non si riesce a pensare a nessuna parola che si accompagni a una melodia e si canta “oh, oh, oh, oh”». 

A raccontare la forza intramontabile della canzone di Domenico Modugno è nientemeno che Bob Dylan a dir poco sedotto anche dalla forza della lingua italiana che, in questo caso, ha una particolare dinamica. “Volare” (nel blu, dipinto di blu) è stata inserita in una lunga lista di canzoni che Dylan ha voluto raccontare al suo pubblico nel libro “Filosofia della canzone moderna”. Il premio Nobel si immerge, soprattutto, nelle composizioni statunitensi, viaggiando tra suoni e tradizioni che spaziano tra soul, Appalachi, blues, doo wop, rock e canzoniere americano. Per ogni scheda (spesso Dylan prende in esame artisti poco conosciuti in Europa), si procede all’analisi dell’inizio del brano, criticando le rime, oppure elogiando una struttura pressochè perfetta e l’esecuzione migliore di chi si è cimentato con quel testo. Stessa meticolosità viene riservata agli argomenti trattati, come il caos che ha accolto gli emigranti nelle città industriali, i legami sentimentali, i primi problemi ambientali, la religione, il perbenismo, il gioco d’azzardo, il riscatto, l’emarginazione, il potere dei soldi, l’alcolismo, il mondo agricolo e il rapporto con l’Europa. Certo, ci sono sicuramente anche le stelle internazionali del calibro di Elvis Presley, Johnny Cash, Perry Como, Clash, Little Richard e Frank Sinatra (intrigante la storia di “Stangers in the night”), ma la cosa più avvincente per il lettore rimane la scoperta di territori sonori e nomi nuovi. Lo stile descrittivo per farci entrare in questo mondo è incalzante e davvero colorito. 

Ecco, giusto per fare un esempio, come Dylan racconta l’arte di Elvis Costello: «Ha fatto musica da camera, ha scritto canzoni con Burt Bacharach, ha inciso dischi di country, di cover, di soul, balletti e musica per orchestra. Elvis passa attraverso tutti i generi come se non ci fossero nemmeno. E’ “Pump it up” che gli dà il permesso di fare tutte queste cose». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino