Berlinale 70/2 Garrel almeno è il solito il resto sono tentativi andati a vuoto

Berlinale 70/2 Garrel almeno è il solito il resto sono tentativi andati a vuoto
Tra un pensiero al coronavirus e un altro, sempre al coronavirus (va beh: si rischia l’ossessione,ma da qui l’Italia appare in agitazione e preoccupata), ogni tanto si...

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Tra un pensiero al coronavirus e un altro, sempre al coronavirus (va beh: si rischia l’ossessione,ma da qui l’Italia appare in agitazione e preoccupata), ogni tanto si riesce anche a parlare di cinema qui a Berlino. Ma i film finora non stanno finora confermando le speranze poste alla nuova edizione, con il cambio di direzione. Ma è francamente presto. Quindi le prime delusioni non sono già un mezzo giudizio. Restiamo fiduciosi. 


LE SEL DES LARMES di Philippe Garrel (Concorso) – Dimitri spera di diventare ebanista ma intanto la cosa che gli riesce meglio è lusingare le donne per portarsele a letto. Ennesimo scandaglio sull’amore e sui suoi fraintendimenti, puntualmente in bianco e nero, di un regista che forse non ha più motivo di sorprendere, ma che riesce comunque sempre a raccontare una storia, qui polifonica, con una lucidità invidiabile. Certo poi è un cinema che mostra gli anni, dove maschile e femminile sono come sempre porte chiuse, gli uomini sono un po’ codardi e le donne la danno facilmente (e il regista non si dispiace di spogliarle, al contrario degli uomini), ma sa essere una commedia piacevole dai tocchi leggeri. Voto: 6,5.
 EL PRÓFUGO di Natalia Meta (Concorso) – Inès, soprano in un coro e doppiatrice nel cinema, a causa di un evento traumatico, comincia ad avere degli incubi, non riuscendo più a stabilire sogno e realtà. Forse un’entità si sta impossessando del suo corpo, modulando la voce a suo piacimento. Un new horror dai riferimenti alti, che vanno da Almodóvar a Zuławski, che pone l’inquietudine al centro dell’espressione del corpo, ma quando deve arrivare al dunque e probabilmente esplodere, magari in qualcosa di cronenberghiano, si accontenta di miscelare fino all’esaurimento lo sconvolgimento reale/immaginario, perdendo l’opportunità di approfondire un discorso sulla femminilità e il proprio corpo. Voto: 5.

NACKTE TIERE di Melanie Waelde (Encounters)
– Cinque giovani ragazzi, lontani dalla famiglia, che vivono in una specie di comunità, alcuni dei quali attratti dalle arti marziali, trascorrono la giornata tra ozio e scorribande notturne, tentativi amorosi, esplosioni di rabbia e violenze. La giovane regista offre uno spaccato nervoso, che cerca di stare incollato ai corpi dei protagonisti, non andando mai oltre un movimento tellurico che non riesce a dare alcuna scossa significativa. Un film apparentemente coraggioso ma senza coraggio, anche nella descrizione delle vite sbandate. Alla fine si rimpiangono perfino le ruffianate alla Larry Clark, che almeno di sesso parlava e lo mostrava anche esplicitamente. Qui invece appare tutto finto e costruito, anche quando la spontaneità sembra avere il sopravvento. Voto: 4.

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Il Gazzettino