AI Act, tutele e limiti tecnologici: come può funzionare l'accordo sull'intelligenza artificiale

Mercoledì 20 Dicembre 2023 di Andrea Boscaro
AI Act, tutele e limiti tecnologici: come può funzionare l'accordo sull'intelligenza artificiale

Nei prossimi mesi - l’entrata in vigore varia fra i 6 e i 24 a seconda dei provvedimenti - scopriremo se l’accordo politico sull’AI Act si tradurrà in una regolamentazione efficace dell’Intelligenza Artificiale oppure se risulterà impraticabile dati i suoi limiti tecnologici.

Sarà inoltre interessante osservare se la norma potrà costituire un fattore competitivo a vantaggio dello sviluppo degli operatori continentali a discapito dei leader americani. Limitandoci alla regolamentazione dei foundation models come GPT-4, un grande punto interrogativo che emerge dalla lettura delle comunicazioni successive all’accordo è costituito dalla effettiva possibilità che OpenAI e gli attori equivalenti condividano le fonti, protette dal diritto d’autore, che sono state utilizzate in sede di addestramento del modello linguistico. Al momento ChatGPT non le rivela e alcune controversie legali vedono su fronti opposti piattaforme come StabilityAI e titolari di banche dati di immagini: la contrapposizione sta proprio nell’uso dei materiali di queste ultime per addestrare il “modello a diffusione” alla base di Stable Diffusion.

La praticabilità della tutela del diritto d’autore nell’Intelligenza Artificiale Generativa ha però due esempi, fra gli altri, che meritano di essere citati: il fatto che alcuni chatbot (Perplexity.ai, Bing e Bard) menzionano le risorse a cui attingono e il recente accordo fra OpenAI e l’editore Axel Springer. Di certo, l’AI Act, come già il Digital Markets Act, può risultare utile ad evitare nuove controversie legali. Un secondo fronte di incertezza, da cui dipenderà non solo la praticabilità dell’AI Act, ma anche il contrasto ad usi illegali come il plagio, la contraffazione e la disinformazione è dato dall’efficacia degli strumenti di AI-detection: la stessa OpenAI indica che il suo “AI Text Classifier” risulta efficace al massimo nel 26% dei casi quando i contenuti sono in lingua inglese con percentuali inferiori nelle altre lingue. Se dunque l’obbligo di trasparenza rimane un interrogativo aperto per ragioni tecnologiche, i nuovi servizi di AI si pongono l’obiettivo di introdurre un whitemarking per rendere i contenuti creati in questo modo riconoscibili.

Nel frattempo, l’accordo include obblighi alle aziende di indicare se, ad esempio, le chat di assistenza agli utenti sono gestite da operatori virtuali o umani. A questo proposito, stando a quanto previsto dall’AI Act, le organizzazioni, pubbliche e private, qualora intendano servirsi di tecnologie basate sulla AI, dovranno dotarsi di regole in grado di garantire non solo la trasparenza, ma anche il controllo umano e la mitigazione dei bias presenti nei dati di origine. Gli ambiti coinvolti da questo requisito sono quelli riconosciuti “ad alto rischio” come la selezione e la gestione del personale, i trattamenti sanitari, la concessione di prestiti e mutui, la stipula di polizze assicurative, la formazione. La definizione di una “AI policy” interna sarà necessaria soprattutto per quelle organizzazioni che se ne serviranno per gestire le richieste di asilo e l’erogazione di sussidi. L’ampiezza dei servizi e dei settori coinvolti pone una seria sfida alla praticabilità del provvedimento, non minore a quanto nel passato ha riguardato norme come il GDPR. Se gli adempimenti previsti dall’AI Act nei confronti degli sviluppatori dei foundation models riveleranno la loro praticabilità nei prossimi mesi – le norme sui consumi energetici costituiranno un tema non secondario - al momento, nell’utilizzo quotidiano delle piattaforme, si sta assistendo a cambiamenti probabilmente volti ad anticipare criticità già evidenti: ad esempio Dall-E, la funzione di creazione di immagini di ChatGPT, non consente più il ritocco di foto di persone esistenti. L’insieme di incertezze che connotano gli aspetti che abbiamo affrontato troverà dunque risposta nei prossimi mesi: la speranza è che la determinazione puntuale dei regolamenti non limiti però lo sviluppo delle aziende europee e che, per la complessità degli adempimenti amministrativi che saranno richiesti, l’occasione di innovazione resa possibile da questa nuova tecnologica non si riveli un’occasione persa.

Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 07:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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