Intelligenza artificiale, quali vantaggi (oltre ai rischi)? Poletti: più produttività ed effetti sul Pil

Il racconto di Filippo Poletti, autore del libro «Smart leadership canvas»

Lunedì 11 Dicembre 2023
Intelligenza artificiale, quali vantaggi (oltre ai rischi)? Poletti: più produttività ed effetti sul Pil

«In Europa ci sono tanti “No AI”. Prendiamo il dibattito in corso sull’AI Act, per lo più improntato sui rischi dell’intelligenza artificiale. Serve un’analisi completa, i manager direbbero che occorre una “SWOT analisi” completa che individui, accanto alle minacce, le opportunità dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, dall’aumento della produttività alla diminuzione del “debito digitale” derivato alle troppe e-mail o chat che riceviamo tutti i giorni». A raccontarlo è Filippo Poletti, top voice di LinkedIn in Italia sui temi del lavoro, autore del libro «Smart leadership canvas» dedicato all’intelligenza artificiale e a quella che lui chiama “AI-cene”: «Siamo entrati ufficialmente nell’“IA-cene” o “AI-cene”, quella dell’interazione tra l’intelligenza umana e l’intelligenza artificiale generativa e nella quale saranno protagonisti gli “intelligence leader” così come tutti gli “intelligence worker”».

Cosa non va nell’AI Act, dal suo punto di vista?

«Se da un lato la ratio del legislatore è condivisibile, perché è necessario regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale, dall’altro lato non dobbiamo correre il rischio di vedere una sola faccia della medaglia.

Certamente ci sono tanti pericoli derivati dall’impiego dell’intelligenza artificiale, che vanno dall’utilizzo delle nuove tecnologie per identificare le persone alla diffusione di bias o pregiudizi cognitivi relativi alle razze, alle religioni, all’orientamento sessuale o ai gruppi etnici, ad esempio in occasione di campagne elettorali. Accanto ai pericoli ci sono però tante opportunità. La bravura dei leader di oggi sarà quella identificare il confine della frontiera che viene definita “frastagliata” per le diverse configurazioni della collaborazione tra l’uomo e l’intelligenza artificiale così da sfruttare nel miglior modo possibile il potenziale positivo di questa tecnologia».

Quali sono le opportunità che deriveranno dall’utilizzo dell’IA?

«L’utilizzo dell’intelligenza artificiale porterà, a parità di ore di lavoro, a una maggiore produttività in Italia, generando un incremento del PIL stimabile in oltre 310 miliardi di euro, quasi il PIL della Lombardia pari a un quinto di quello italiano. Secondo uno studio condotto da McKinsey la produttività manageriale aumenterà tra il 45 e il 60%».

Quali sono i rischi sul fronte dei posti di lavoro?

«La collaborazione tra l’uomo e l’intelligenza artificiale non risolverà il problema della disoccupazione di lavoratori poco specializzati. Lo diceva bene, già qualche anno fa, Yuval Noah Harari nel suo celebre “21 lezioni per il XXI secolo”. Secondo uno studio dell’Organizzazione internazionale del lavoro, l’agenzia specializzata delle Nazioni Uniti sui temi del lavoro, nei paesi ad alto reddito il 5,5% dell’occupazione sarà potenzialmente esposto agli effetti dell’automazione dell’intelligenza artificiale generativa, con un grande quota di occupazione femminile. Considerando l’attuale numero di occupati pari a poco più di 23 milioni secondo l’Istat, i posti di lavoro a rischio saranno 1,2 milioni. A questo proposito vale la pena di ricordare lo studio dell’economista David Autor del MIT, secondo il quale il 60% dei lavoratori di oggi fanno mestieri che non esistevano nel 1940. L’avvento della macchina nell’Ottocento ha fatto nascere, per citare la storia, il mestiere del meccanico a scapito di quello del veterinario. Il lavoro, dunque, cambierà: nasceranno l’IAvenditore, l’IAconsulente, l’IAcommercialista, l’IAcostruttore, l’IAagricoltore o l’IAmedico».

Siamo di fronte, dunque, a una rivoluzione?

«L’intelligenza artificiale è una rivoluzione trasformativa: ridefinisce le organizzazioni, i settori e la nostra società. L’IAmedico, per fare un esempio concreto, potrà affrontare un caso clinico complesso revisionando milioni di articoli scientifici in poco tempo oppure potrà fare una diagnosi sulle malattie rare neuromuscolari in 10 secondi: in questo breve lasso di tempo, infatti, potrà ottenere informazioni accurate sulle proprietà dei tessuti patologici dalle immagini acquisite grazie alle risonanze magnetiche. È ciò che hanno dimostrato Leonardo Barzaghi e Raffaella Fiamma Cabini in un progetto di ricerca sviluppato alla Fondazione Mondino di Pavia. L’agricoltura di precisione potà utilizzare l’intelligenza artificiale per capire quali centimetri di terreno andranno trattati e in che modo. Oppure, ancora, le “smart grid” o reti di distribuzione dell’energia elettrica potranno offrire servizi energetici migliori a costi più bassi, riducendo l’impatto ambientale. Non ci sono, infatti, solo gli utilizzi dell’intelligenza artificiale nell’ambito bancario, delle telecomunicazioni, della sicurezza oppure, come abbiamo visto negli attuali e drammatici conflitti in corso nel mondo, in quello militare».

E qual è il lato positivo in tutto ciò?

«L’intelligenza artificiale libererà tempo. È stato calcolato che l’innovazione tecnologica permetterà ai professionisti di risparmiare 5,7 miliardi di ore all’anno, avendo più tempo da dedicare ad attività ad alto valore aggiunto. I “copiloti” rappresentati dall’intelligenza artificiale consentiranno ai lavoratori di diminuire il cosiddetto “debito digitale”, che oggi li vede ricevere fino a 250 e-mail al giorno e quasi 150 chat su Teams. Sarà l’intelligenza artificiale a riassumere, come ha mostrato Microsoft con “Copilot”, le e-mail ricevute oppure a fare le minute alla fine delle chat, individuando i compiti da svolgere da parte dei partecipanti agli incontri fatti a distanza».

In tutto questo quali nuove competenze servono ai leader?

I leader dovranno essere “intelligence leader”: entro il 2028 il 50% delle decisioni manageriali sarà preso con il contributo dell’intelligenza artificiale, ma il “fattore umano” resterà decisivo. Il vero “intelligence leader” dovrà avere cuore e cervello, il primo per prendersi cura delle persone, il secondo per raggiungere gli obiettivi di business promuovendo un impatto positivo sulla società».

Ultimo aggiornamento: 17:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA